Roma, il momento degli addii. La parola d’ordine è: rivoluzione

Una carrellata degli ultimi tre anni di storia giallorossa. Una rivoluzione che nasce da un sogno antico: Zemanlandia

Il tecnico boemo Zdenek Zeman

ROMA MOMENTO ADDII PAROLA D’ORDINE RIVOLUZIONE / ASROMALIVE.IT – Sembra ieri che Luciano Spalletti ha lasciato la Roma. Invece era il primo Settembre del 2009. Quasi tre anni fa. Da quel momento, la squadra ha vissuto in una costante transizione: è stata presa in corsa (anche se solo dopo due partite) da Claudio Ranieri, con il quale è stato anche sfiorato uno scudetto. Proprio in quella stagione, sì, che era iniziata malissimo. Quando l’Inter del triplete, in quell’Aprile del 2010, si è arresa all’Olimpico, il sogno è sembrato possibile. Poi Pazzini lo ha infranto. Qualcosa, tuttavia, non si  è rotto. Quell’entusiasmo, quella voglia di credere in qualcosa di grande, era rimasta. Davvero si pensava che quella formazione potesse, prima o poi, raggiungere l’impresa. Invece, la stagione successiva, qualcosa è andato storto: dopo il rocambolesco 4 a 3 a Marassi contro il Genoa, Ranieri si è dimesso. Al suo posto un Montella che ha fatto quel che ha potuto. Quegli uomini che, un anno prima, stavano per soffiare il tricolore ai nerazzurri non sembravano più gli stessi. E allora, ecco che è iniziata a circolare una parola dentro i cancelli di Trigoria: ”progetto”.

Si è detto più volte che la Roma, lo scorso anno, ha effettuato una rivoluzione ma, a pensarci bene, forse questo è un termine che si addice di più a quello che sta accadendo ora. Certo, un estate fa sono partiti Vucinic e Mexes, non certo gente di poco conto e che sono stati a Trigoria per anni. Ora, però, tanti altri testimoni della vecchia guardia giallorossa sono andati via: Cicinho (arrivato nel 2007), Cassetti (alla Roma dal 2006), Juan (per cinque stagioni in giallorosso, dal 2007 al 2012). Per non parlare degli addii dolorosi di Fabio Simplicio (che forse è stato meno nella Capitale ma che ha preso il trasferimento al Cerezo Osaka con grande commozione) e di David Pizarro (un pilastro del centrocampo di Spalletti e che, nella sua prima conferenza stampa da giocatore della Fiorentina, ha affermato che non si è sentito scaricato dalla Roma). Anche Aleandro Rosi, tifoso romano e romanista, sarebbe voluto restare: lui che, dal 2004, ha conosciuto diversi prestiti tra Chievo, Livorno e Siena. Con Luis Enrique aveva ritrovato fiducia, ma ora anche la sua storia con la Roma è giunta al termine. Presto potrebbe andar via anche Simone Perrotta, arrivato a Roma nel 2004, nella stagione fallimentare, quella dei quattro allenatori.

Eppure si tratta di una rivoluzione che parte dal passato. Da quel boemo che già allenò i giallorossi per due annate. Ora Zemanlandia riapre i battenti. Saranno cambiati gli attori ma, di sicuro, non mancherà lo spettacolo. Alla fine del primo atto di Zemanlandia, arrivò Fabio Capello. Poi, dopo un anno, successe. Questa volta la piazza ha ancora maggiore fiducia in Zeman. La rosa è di qualità ed il mercato deve ancora finire. Chissà che il boemo, da semplice preparatore di trionfi, non possa essere incoronato re?

Marco Pennacchia

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