Roma: dalla A alla Z, l’alfabeto delle cose da salvare

Dalla A di Andreazzoli alla Z di Zeman (ebbene sì) non è tutto da buttare

Un'immagine della tifoseria giallorossa
Un’immagine della tifoseria giallorossa

DALLA A ALLA Z / ASROMALIVE.IT – Dunque si ricomincia. Via Zeman, dentro Andreazzoli con le prospettive fosche che un avvicendamento a questo punto della stagione sembra portare. Però noi siamo ottimisti, vogliamo provare a vedere il bicchiere mezzo pieno anche dove questo bicchiere sembra traboccare solo di lacrime e sangue. Ecco a voi l’alfabeto delle cose (ancora) da salvare in questa stagione romanista, ragionando anche in prospettiva futuro remoto.

A come Andreazzoli: si parte da lui, in tutti i sensi. Uomo di fiducia di Spalletti, ma anche di Montella, e ben visto da giocatori e società. Tocca a questo toscano di 59 anni provare a salvare il salvabile di questa stagione giallorossa. Forza Aurelio!

B come Brand: una delle poche cose buone, apparentemente, fatte finora dalla società americana. L’esportazione del marchio “Roma” in tutto il mondo sarà molto utile per le casse della società e per aumentare l’appeal verso una squadra che in una città del genere non può non essere emanato.

P.S. meriterebbe una nota anche Bradley: la sua abnegazione totale e la sua cultura del lavoro sono da prendere ad esempio se si vuole andare lontano.

C come Coppa Italia: mancano due partite per provare a portarla a casa. Vincerla vorrebbe dire un trofeo in bacheca (che non fa mai male) e soprattutto la stella d’argento delle dieci coppe Italia conquistate. Potremmo essere la prima squadra a fregiarci di tale onore, ma manca il ritorno con l’Inter (affatto facile dopo il gol subìto in casa) ed eventualmente una finale alla morte da giocare all’Olimpico contro questa Lazio e il suo pazzesco cu…ore.

D come De Rossi: ora potrà tornare a giocare nel suo ruolo preferito e soprattutto da titolare fisso. Certo, al fianco non ha Pizarro ma ora potrà mostrare quelle qualità che gli hanno fatto meritare l’oneroso contratto e l’affetto di migliaia di tifosi che ricordano il De Rossi che non mollava mai e il quale con i suoi recuperi e le sue geometrie ha fatto strabuzzare gli occhi agli sceicchi da Manchester a Parigi. Il De Rossi che ora non ha più scuse.

P.S. D come Destro: si mangerà pure i gol ma è uno di quelli che in campo dà tutto, fino ad arrivare a infortunarsi. Ti aspettiamo a pieno regime…e non solo per questa stagione.

E come Europa (League): l’eventuale accesso alla finale di Coppa Italia la porterà di diritto l’anno prossimo, però non è detto che non ci si possa arrivare in campionato; mancano ancora 15 partite e il distacco dal sesto posto non è assolutamente così impossibile da colmare. Ok, non è la Champions League, però è sempre meglio passare il giovedì sera a vedere la Roma in tv o allo stadio piuttosto che sorbirsi un telefilm o peggio ancora la Lazio.

F come Florenzi: una delle sorprese positive di questa prima metà di stagione. Uomo ovunque, mille polmoni a servizio dei compagni e anche gol importanti. Se aprite il vocabolario a “amare la maglia” ci troverete la sua faccia, e se vi ritrovate in coda sul Raccordo attenzione: potrebbe sfrecciarvi sulla destra…a piedi.

G come Goicoechea: ok, non è da salvare né da ringraziare, è chiaro. Però “grazie” a quella papera ha fatto sì che in campo non si vedranno più certi scempi. I rinvii di piede sbagliati e l’insicurezza nelle uscite sia basse che alte e chi più ne ha più ne metta (anche se l’uscita su El Shaarawy è ancora ben impressa nella mente). Era piaciuto all’inizio per la sua buona reattività e ci aveva forse illuso, ma almeno ora avremo un portiere degno di questo nome.

H come Hockey: riusciremo a non vedere più partite tipo hockey (sport tanto amato da Zeman) dove si segna ma poi se non si torna in tre secondi si rischia di prendere gol immediatamente dopo? Si spera, basta un po’ di equilibrio.

I come I veri tifosi: loro sì, assolutamente da salvaguardare. Quelli che se la Roma perde fanno fatica a uscire di casa e se escono rispondono male a chiunque li incroci sulla loro strada. Quelli che gridano a squarciagola allo stadio sostenendo la squadra fino all’ultimo minuto anche quando si perde 4 a 2 con il Cagliari. Quelli che non vanno a seconda di come gira il vento delle vittorie e delle sconfitte. Loro sono il vero patrimonio dell’Unesco.

J come James Pallotta: ok, la proprietà americana assente e tutto il resto, però non è tutto completamente da buttare. I soldi li hanno messi per prendere giocatori che rappresentano un probabile futuro roseo, l’espansione del marchio (di cui abbiamo parlato sopra) è un altro aspetto da non sottovalutare, e anche il progetto dello stadio avrà una sua valenza nel lungo periodo. Diamogli tempo e i pezzi del puzzle andranno tutti al loro posto.

K come Kansas City 1927: che si vinca o che si perda, che ci sia Zeman o Luis Enrique, loro due continueranno a farci ridere e a farci vivere la Roma con meno livore e l’animo più sereno. Grazie Diego, grazie Simone.

L come Lamela: quello della prima parte di stagione è stato straripante. Un giocatore che ha messo in mostra un talento cristallino tale da renderlo il possibile “crack” del calcio europeo dei prossimi anni. Tornasse quell’Erik lì…

M come Marquinhos: l’acquisto più azzeccato di questa stagione. Quando non c’è lui la difesa ne risente ampiamente. Il suo senso dell’anticipo e la sua velocità nel leggere l’azione sono quasi incredibili da trovare in un ragazzo di 18 anni. Quasi, appunto. La Roma con lui ha la difesa sistemata per i prossimi 15 anni.

P.S. menzione per il suo quasi omonimo Marquinho: lui la maglia la suda sempre, sia che sia per 90 minuti o per 20. Ripartiamo anche da lui.

N come No: no ai buchi in difesa, no alle lamentele per i gradoni, no alle conferenze stampa criptiche e ai panni sporchi lavati nel giardino di casa, dove chiunque può prenderli e farne ciò che vuole.

P.S. N come Nico Lopez: se è davvero il giocatore ammirato contro il Catania e nel Sudamericano Under 20…benvenuto nell’attacco titolare della Roma del prossimo decennio.

O come Osvaldo: quando vuole giocare a calcio e non fa la star a tutti i costi è davvero un ottimo giocatore. La butta dentro in ogni modo facendo innamorare non solo le ragazzine e incarnando tutte le qualità del perfetto attaccante. Deve solo migliorare certi aspetti del suo carattere.

P come Pjanic: imprescindibile la sua classe e la sua visione di gioco nella Roma di oggi e in quella di domani. Zeman se n’è accorto leggermente tardi ma noi lo sapevamo sin da quando con il Lione buttava fuori il Real Madrid dalla Champions League praticamente da solo. Ah, e non ha ancora 23 anni…quando si parla di futuro…

P.S. P come Piris: merita una menzione. Dopo un inizio di stagione disastroso il paraguaiano sta mostrando sprazzi di quelle qualità che hanno portato Sabatini a prenderlo quest’estate. Sicuramente ce la sta mettendo tutta per recuperare il credito con i tifosi.

Q come Quattro-due-tre-uno: ricomincio da te. Il modulo che all’epoca di Spalletti fece ammattire tifosi ed avversari ora tornerà ad essere peculiarità di questa squadra, grazie a colui che in fondo l’ha inventato, il quale ora siederà in panchina fino a fine stagione.

R come Roma: sempre e solo lei. I giocatori e i dirigenti passano, la Roma resta. Daje Roma daje!

S come Stekelenburg: la Roma lo prese quando era il portiere vicecampione del mondo. L’anno scorso mostrò solo a sprazzi ciò che lo ha portato ad essere apprezzato in tutta Europa e quest’anno ha rischiato davvero di andare via in quel folle viaggio verso il Fulham. Ora avrà il posto da titolare e potrà tornare ad essere quello Stek che avremmo voluto vedere da subito. Ora la Roma tornerà ad avere un portiere, il portiere vicecampione del mondo.

T come Totti: cosa dire? Passano gli anni, passano gli allenatori e lui continua a dispensare la sua classe in tutti gli stadi dove gioca. Ha ancora la corsa di un ragazzino di vent’anni e siamo sicuri che non si fermerà alla fine della stagione 2013/2014. Nordahl è dietro l’angolo e Piola comincia a tremare, e poi c’è uno stadio da inaugurare…

U come Uomini: sì, strapagati ma pur sempre uomini. Uomini che se pungolati a dovere possono ancora dare tantissime soddisfazioni a una tifoseria che merita ben altro che un nono posto in classifica.

V come Volkswagen: una collaborazione importante e uno sponsor danaroso.

W come Walt Disney: magari la tournée in America non è stata il massimo dal punto di vista organizzativo. Però portare la Roma in posti dove prima non era, non può fare altro che bene.

X come Xanax: ora forse non avremo più bisogno degli ansiolitici quando vedremo una partita della Roma. Un bene per la nostra salute di tifosi e per le nostre tasche.

Y come Yes: Yes we can, ora possiamo ripartire davvero. Le basi ci sono, i giocatori pure. Forza!

Z come Zeman: ebbene sì. Dobbiamo ringraziare anche lui in qualche modo. Le partite contro la Fiorentina e il Milan resteranno tra le più belle degli ultimi anni giallorossi e sicuramente tra le migliori in questa serie A. Dovremo aspettare un po’ per capire se ha lasciato in eredità anche la famigerata condizione atletica, le risposte le avremo dalla Sampdoria in poi.

Valerio De Santis

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