Ljajic, carattere fumantino e talento puro

Piccola presentazione del serbo

Ljajic in maglia viola
Ljajic in maglia viola

LJAJIC/ASROMALIVE.IT – 87 presenze e 16 gol (3 alla Lazio, si presenta bene) in 3 anni e mezzo di Fiorentina (di cui 11 solo nel campionato scorso, 10 da gennaio in poi). Solo con il semplice elenco di numeri si potrebbe pensare che la Roma abbia preso l’ennesimo giocatore bravo sì col dribbling ma poi dai piedi quadrati al momento di centrare la porta. Non è esattamente così, ma presentiamo Ljajic non solo coi freddi numeri, ma anche con un excursus riguardante il suo carattere e i suoi trascorsi.

Nato a Novi Pazar, Serbia, il 29 settembre 1991, Adem Ljajic diventa famoso nel 2009 quando nientepopodimenoché Sir Alex Ferguson decide di provinare lui e il suo compagno al Partizan Belgrado Zoran Tosic. I Red Devils sono pronti a mettere sul piatto la bellezza di 17 milioni di sterline per averli entrambi.

Ma mentre Tosic arriva subito all’Old Trafford, Ljajic viene parcheggiato per qualche altro mese, fino a gennaio 2010, al Partizan di Belgrado, la squadra nella quale è cresciuto, almeno fino al raggiungimento della maggiore età. Adem nei mesi successivi viene seguito passo dopo passo, ma a dicembre il Manchester, anche a causa di problemi per il permesso di soggiorno, decide di lasciar cadere l’opzione su di lui. In quei giorni arrivarono le parole del ds del Partizan, l’ex romanista Ivan Tomic: “Credo che si pentiranno in futuro di questa decisione. Si sono fatti sfuggire un giocatore eccellente, giovane e dal grande potenziale”. Il suo agente parlò anche di uno “shock psicologico” accusato da Ljajic per il mancato trasferimento. Fu in quel momento che si inserì Pantaleo Corvino che portò Ljajic a Firenze togliendolo al Partizan dove era arrivato all’età di 14 anni. Adem mette da subito in mostra la sua classe cristallina. Il 29 luglio del 2008, a soli 17 anni, debutta in Champions League col Partizan col quale vince 2 titoli nazionali e la coppa di Serbia.

Il 15 gennaio 2010 il trasferimento alla Fiorentina per 6,5 milioni di euro. In viola prende il numero 22, quello di Kaká, il suo idolo al quale è stato spesso paragonato da giovanissimo. Il 31 gennaio, a 18 anni, l’esordio in Serie A con Prandelli. Per il primo gol bisogna aspettare il campionato successivo. Ma Ljajic non è solo questo. E’ un talento riconosciuto, inserito da Don Balon tra i 100 migliori giovani giocatori al mondo. Lo scorso anno ha dimostrato di essere maturato: 28 presenze, 11 gol, 6 assist. E forse aveva ragione Tomic, forse al Manchester si pentiranno di esserselo fatto sfuggire.

Già, Ljajic non è solo questo dicevamo. Si ricordano in particolare tre episodi che fanno propendere per un carattere non esattamente tranquillo, serbo appunto. Sinisa Mihajlovic, complice il crac al ginocchio di Jovetic, gli fece indossare, per quasi tutta la stagione 2010-2011, la maglia da titolare. Gratificazioni mischiate a pubblici richiami: “Ljajic deve tagliarsi i capelli, mangiare meno cioccolata e non vivere attaccato al computer. La cioccolata lo fa ingrassare, il computer lo addormenta e i capelli lunghi lo obbligano a spostarsi sempre il ciuffo dagli occhi. Ho chiesto aiuto al padre, non posso pensarci io”.

Ancora Sinisa nella vita di Ljajic: l’attuale c.t. serbo ha espulso il giocatore dalla Nazionale, in quanto Adem non canta l’inno. Ljajic, così come gli altri serbi, ha firmato un foglio in cui c’è scritto che lo deve cantare, ma ogni volta abbassava la testa e faceva finta di aprire la bocca. Sinisa, accortosi di questo, lo ha escluso. “C’è una regola interna, l’inno va cantato “, la versione del ct (che spesso Ljajic sfidava sulle punizioni, anche vincendo non raramente). “Ci sono riferimenti che la mia religione vieta di rievocare”, la replica del giocatore. Ljajic è infatti di fede musulmana, e quindi per rispetto non può cantare l’inno serbo. Finchè ci sarà Sinisa su quella panchina, la nazionale può scordarsela.

Decisamente più violento fu il fattaccio rimbalzato ovunque, quello della notte del 2 maggio 2012. La Fiorentina che si batteva per non retrocedere era sotto 2-0 contro il Novara, ospite in un Franchi raggelato. Rossi scelse alla mezzora di sostituire Ljajic con Olivera e Adem ebbe da ridire, pubblicamente, con un applauso ironico rivolto all’allenatore, che in replica si abbattè su di lui, con schiaffi e pugni. I due (che non si sono mai chiariti) furono poi separati dagli altri componenti della panchina, con Ljajic in lacrime sprofondato a sedere dalla parte opposta al tecnico, che subito ricevette l’appoggio del tifo (ancora di pochi giorni fa i cori “Sei uno zingaro”). La simpatia di Firenze non l’ha mai conquistata, ora Ljajic ci proverà a Roma.

Genio insomma, ma anche sregolatezza. Non sarà mai ai livelli di George Best ma bisogna imparare a gestirlo.

Valerio De Santis

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