LA REPUBBLICA Diritti tv, la resa dei conti. Mille milioni non bastano più

Si chiude il campionato
Si chiude il campionato

(F. Bianchi) – L’altra volta finì a cazzotti, fra due presidenti illustri: c’era da decidere come dividere i soldi dei diritti tv che la legge Melandri ha voluto collettivi (dal 2010). Chissà che succederà stavolta, perché quei 1.000 milioni di euro all’anno che arrivano dalle tv non bastano più ai presidenti. Almeno a sette di loro, industriali-finanziari importanti che guidano Juventus, Inter, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Verona, Fiorentina. Basta qualche nome: Agnelli (Andrea), Della Valle, Moratti, Squinzi, Garrone… I soldi delle tv tengono in piedi, in Italia più che altrove, il Circo del calcio: sono i due terzi del fatturato dei club (in quanto a stadi, tranne rare eccezioni, e merchandising, si sa, siamo indietro anni luce). E un Agnelli, Andrea, a guidare la rivolta in Lega (domani assemblea caldissima). Nel documento presentato a Maurizio Beretta, le sette sorelle sono sicure che si possono «incrementare i ricavi intraprendendo un processo di sviluppo innovativo» perché «sul mercato vi sono operatori che lo ritengono un prodotto non sufficientemente sviluppato». Obiettivo, ma non primario, è far fuori l’advisor della Lega, Infront: è arrivata una nuova offerta, di Img: pare, almeno per ora, al ribasso. Ma Infront, che si avvale della consulenza dell”‘ape regina” Sabina Began (pagata 370.000 l’anno) e ha guadagnato 35-40 milioni vendendo i diritti, ha un contratto con la Lega sino al 2016. Ed è difesa in prima persona da Adriano Galliani, alleato di Lotito, Pulvirenti, Preziosi, Spinelli, eccetera, mentre De Laurentiis, per ora, ha una posizione più defilata. In ballo anche MpSilva, che vende, per conto della Lega, i diritti esteri, a una cifra considerata bassa (127 milioni contro i 500 della Premier).

C’è stata sottovalutazione da parte di Beretta & C. ad affidarsi a queste due compagnie? Difficile, in Lega ci sono esperti di diritti tv, e le trattative era state condotte prima che la crisi esplodesse. Ma la guerra adesso è aperta, Agnelli e gli altri non ci stanno a essere messi in un angolo. In ballo il nuovo contratto triennale, dal 2015 al 2018: il bando d’asta va presentato entro la primavera del prossimo anno e non sarà cosa semplicemettered’accordo iventi presidenti (i dissidenti, volendo, possono bloccare tutto). Molti di loro temono che Sky e Mediaset possano fare “cartello” e pagare il 20% di meno, in attesa di un improbabile (per ora) sbarco in Italia di Al Jazeera, anche se Andrea Zappia, ad del colosso di Rupert Murdoch, ha garantito: «Noi siamo pronti a investire ancora di più, ma vogliamo un calcio più credibile». La Lega potrebbe lanciare, come annunciato più volte, il suo canale: ma chi mette i soldi? Potrebbe anche vendere per conto suo i diritti: ne è in grado? Sky cerca anche un accordo con la Rai per trasmettere, dal 2014, le partite degli azzurri: la californiana Caa (Creative artists agency), che vende per conto dell’Uefa, ha chiesto 200 milioni per il prossimo quadriennio, la Rai vuole (e può) spenderne solo la metà. Un’alleanza tipo Mondiali con Sky risolverebbe il problema, perché come noto le gare ufficiali degli azzurri vanno date anche in chiaro.

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