AS ROMA Garcia: “Il minuto 71? La Lazio lo ricorda sempre, per me si tratta di scarsa ambizione”

Garcia
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“Non era per me, io ero un giocatore medio; le scelte sono importanti di più degli allenatori, perchè può cambiare la carriera di uno giocare in un club che gioca in un maniera differente o no. Ma va bene, sono contento della mia carriera di giocatore”. Così l’allenatore della Roma Rudi Garcia in una intervista rilasciata al network radio-televisivo australiano SBS. “Il lavoro psicologico sulla squadra è un parametro, non di più. Ma il lavoro psicologico può aiutare anche quando c’è la stanchezza fisica, quando giochiamo ogni tre giorni, quando si ha fiducia si crede nel compagno. Quando sono arrivato a Roma ho trovato sicuramente un ambiente negativo: capisco che i tifosi possano essere delusi quando non vanno bene le cose. Ma quando inizia una nuova stagione, con un nuovo allenatore, un nuovo progetto di gioco, si deve dare un po’ di credito alle persone che arrivano. Quello che è importante èproteggere i giocatori e lavorare molto perchè la nostra verità esce sul campo. Adesso abbiamo cambiato le cose e il popolo romano è più felice sicuramente”.

LA FILOSOFIA DI GIOCO – “Adesso io penso che prendere le cose in mano e fare gioco è meglio perché siamo attori del gioco, e non dare sempre attenzione a quello della squadra avversaria, o pensare a difendere solo: per me è un limite questo, ma si può anche vincere così. Non abbiamo subito molti gol e siamo il migliore attacco: questo è importante perchè per vincere le partite servono i gol. Facendo 38 0-0 si va in Serie B”.

I TIFOSI – “E’ solo una questione di passione, i tifosi qui sono appassionati molto più che altrove: è come la vita la passione è bella ma può essere pericolosa perchè o vedi tutto nero o vedi rosso, rosa? Può essere un problema, per questo dobbiamo rimanere coi piedi per terra; per il momento va tutto bene, ma una stagione non è un lungo fiume tranquillo: ci saranno momenti difficili, ma non sarà un problema. Quando arriverà un momento negativo la forza del gruppo sta nell’uscirne il più presto possibile”.

TOTTI – “E’ facile gestire Francesco, come tutti i grandi giocatori è un uomo normale, un uomo umile. Non è possibile rifare una carriera come lui, che ha fatto la leggenda e continua a scriverla. E’ veramente facile con lui. Fa parte di una generazione in estinzione ed è possibile che in futuro non ci saranno altri giocatori come lui perchè Francesco ha conosciuto solo un club che è la Roma, il suo grande amore. Spero si ripeterà una cosa del genere in futuro, ma non ne sono sicuro”.

LA LAZIO – “Il minuto 71′ è diventato il loro segno del comando. Lo festeggiano in ogni partita. Per me si tratta di scarsa ambizione. Quando è uscito il calendario i dirigenti erano distrutti dal fatto che il derby fosse programmato alla 4/a giornata. Io avevo la sensazione contraria. Per sbollire questo trauma, la cosa migliore era giocare subito contro di loro, batterli e passare a un’altra cosa”.

I MEDIA – “Sicuro che oggi con tutte le possibilità di avere le notizie, siti, tv, cambia tutto, la copertura mediatica è molto piu importante: lo vediamo noi con le tante domande che ci fanno. Cambia per me la gestione umana: prima il giocatore era solo a fare il mestiere, adesso ha il procuratore, i preparatori, cambiano le situazioni queste cose. Così anche un giocatore giovane, dopo tre o quattro partite. E’ totalmente differente da quando giocavo io, quando avevamo bisogno di lottare e provare prima di essere un grande giocatore. Adesso è cambiato, se non facciamo tutto per un giocatore, lo prende un altro club. L’Australia? Per essere sincero conosco poche cose, so che Del Piero gioca al Sidney. So che Alessandro ha fatto molti gol l’anno scorso. Mi ricordo del portiere dell’Australia contro l’Italia. Ha giocato anche contro di noi con il Chelsea. So poche cose, colpa del fuso che quando loro giocano io faccio altre cose”

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