Rudiger: “La gente dimentica il grave infortunio che ho subito. Devo molto a Spalletti. Razzismo? Se certe cose accadessero in Germania…”

Antonio Rüdiger
Antonio Rüdiger ©Getty Images

Antonio Rudiger ha rilasciato un’intervista ai colleghi di Ultimouomo.com. Se qualcuno l’avesse dimenticato, Rudiger no: l’infortunio se lo ricorda bene e lo sottolinea in apertura: “La gente dimentica che sono tornato da un infortunio molto grave. Non ho giocato per quattro mesi e poi ho ricominciato direttamente a giocare da titolare: fino ad oggi ho fatto più di 35 partite, è normale avere dei cali”. Il suo è stato un recupero lampo, di quelli velocissimi. Consideratane l’identità, si può dire sia tornato in campo molto presto. E lui stesso l’ammette: “A volte ci ripenso e dico che è stata una follia, che non è normale essere tornato così velocemente e così in forma. Quando sono rientrato in campo mi dicevano che era come se non mi fossi mai infortunato. Ma poi c’è stato un momento, dopo una decina di partite, in cui mi sentivo un po’ stanco. Ma è lì che interviene la testa. Avevo le idee chiare e questo credo sia il motivo per cui ho fatto un buon rientro”.

Rudiger Spalletti, che bel rapporto

Non nasconde, inoltre, di aver un buon un rapporto con Luciano Spalletti. Infatti, il difensore giallorosso dichiara: “Mi sta insegnando molto in difesa. Da quando è arrivato sono migliorato molto, secondo me”. Poi, Antonio aggiunge: “In Italia conta molto la tattica. Basta guardare la Juventus: hanno vinto il campionato per sei anni, ma la differenza è come giocano. Non pressano come degli stupidi, usano la testa; pressano a seconda della situazione, a volte aspettano».

No al razzismo

I giocatori di colore, purtroppo, in Italia vengono spesso presi di mira dai tifosi sugli spalti. Episodi deplorevoli e da condannare assolutamente. Tuttavia, Rugider dichiara: “Non dico che gli italiani siano razzisti, il fatto è che non mi sembra che la Federazione italiana stia facendo qualcosa per fermare il razzismo. E questo è un problema. Perché in Germania se accadesse una cosa simile si prenderebbero dei provvedimenti. Ma qui non succede niente. È facile dire “No al razzismo”, fare striscioni allo stadio contro il razzismo, ma ad un certo punto devi mettere un limite”.

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