DA COSTA / ASROMALIVE.IT – Dino Da Costa, brasiliano, classe 1931, 71 reti con la Roma (12 nel derby, tra campionato e coppa), ancora oggi si emoziona nel parlare di Gunnar Nordahl, compagno a Roma dal 1956 al ’58 e anche suo sfortunato allenatore, e lo fa in un’intervista a Il Messaggero.
Da Costa, ci racconta lo svedese?
«Una persona perbene, innanzi tutto. Un vero signore».
Anche in campo?
«Esatto, anche in campo. Un giocatore estremamente corretto, leale. E fortissimo».
Grande grosso come un armadio…
«Sì, aveva un gran fisico e da centravanti puro qual era sfruttava al meglio la sua stazza. Era quasi tutto destro, aveva un piede piccolo e questo gli consentiva di colpire sempre bene il pallone e di tirare delle autentiche cannonate. Immarcabile, per via della sua fisicità. Le posso raccontare un aneddoto?»
Prego.
«L’anno prima che il Pompiere (il nomignolo di Nordahl, ndr) venisse alla Roma, andammo a San Siro per giocare contro il Milan, perdemmo 4-1 (8 gennaio 1956, ndr) e lui in un’azione d’attacco travolse Losi e Stucchi, mandandoli entrambi a terra, senza commettere fallo. Neppure due difensori ce la facevano a tenerlo…».
Da Costa, e quel titolo di capocannoniere?
«Segnai ventidue reti, tante grazie a Gunnar. Tutti i difensori avversari lo marcavano a uomo, io ero più libero e perciò avevo più possibilità di far gol. Facile, no?».
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