ROMA NELA / ASROMALIVE.IT – Oggi sulle pagine del Corriere dello Sport appare una intervista a Sebino Nela, una voce nota nel mondo del pallone, specie giallorosso, che però ha deciso di condividere con i lettori qualcosa di molto più personale e profondo del calcio: la sua battaglia contro il tumore.
Sebino Nela, quante partite ha vinto nella sua carriera? Quanti ricordi di imprese sui campi di calcio si porta dietro? Oggi però facciamo gli spogliatoi della partita più importante, la partita della vita.
“Sì, il calcio è ancora il mio mondo, non posso dimenticare nulla di quello che ho fatto. Lo scudetto, le coppe Italia, la Nazionale. La maglia della Roma. Ma adesso finalmente posso dire di aver sconfitto l’avversario più duro: la malattia“.
I vecchi compagni sapevano, gli amici e i tifosi giornalisti pure. Ma intorno alla malattia c’è sempre un alone di discrezione e pudore, forse anche un pizzico di ipocrisia. Lei oggi ne parla con serenità.
Un periodo terribile, le ansie, la paura di non farcela. Lei ha continuato a stare in mezzo alla gente, è andato anche all’Olimpico, qualche mese fa, a raccogliere gli applausi dei suoi vecchi tifosi, in una passerella sotto la curva sud, la sua curva. Teatro di mille successi, di imprese di una Roma che non c’è più.
“Questa è la vita, ma non mi sono mai perso d’animo. Gli esami avevano evidenziato delle metastasi, è stato necessario l’intervento chirurgico. Non c’era tempo da perdere. Adesso posso dire che è andato tutto bene. Ora voglio riposare un po’, la partita è stata lunga e faticosa. L’occasione dell’amichevole di Brunico mi consentirà di fare qualche giorno di vacanza nella località dove vado da dodici anni e che mi ricorda molti momenti felici della mia carriera di calciatore. E poi c’è il richiamo della Roma, non potevo dire di no“.
La sua famiglia, come una squadra, dove conta fare gruppo, dove c’è chi fa gol e chi riesce a fermare l’avversario sulla linea di porta.
“Il sostegno che ho avuto dalla mia famiglia è stato fondamentale. Senza l’aiuto che ho avuto forse avrei chiesto il cambio alla fine del primo tempo. Invece ho trovato la forza di reagire. Una feroce forza di reagire. Che cresceva giorno dopo giorno. Perché non accettavo l’idea di far soffrire le mie figlie facendo vedere loro che stavo male. Quel pensiero mi ha spinto a mettercela tutta, a cercare ogni energia dentro me stesso. A non mollare. A crederci. Il fisico ha reagito bene. Ora voglio dirlo a tutte le persone che soffrono: la famiglia è fondamentale. Non bisogna chiudersi in se stessi“.
Quando ha avuto il verdetto del male è stata una brutta botta…
Lei ha dato una mano agli organizzatori per mettere insieme tanti ex campioni e dare vita alla partita amichevole di domenica.
Sarà l’occasione per rivedere vecchi amici in un momento particolare della sua vita.
“Sì, una fase importante, nella quale c’è la voglia di ricominciare. Ed è pieno di fascino anche il posto dove ci ritroveremo. Di Brunico ho tanti ricordi. Rivedere il campo dove ci allenavamo noi in quegli anni fantastici sarà una grande emozione. Stare a contatto con la squadra, conoscere il nuovo allenatore. Rivedere i tifosi, riabbracciarsi con i vecchi compagni… Qualcuno purtroppo non è potuto venire. Giannini per esempio da poco è il commissario tecnico della Nazionale del Libano. Per me sarà un tuffo al cuore. E il mio cuore è rimasto per la Roma. Adesso possiamo ripartire“.
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