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Edin Dzeko

«La guerra mi ha reso più forte». Questa frase di Edin Dzeko, nuovo centravanti della Roma, fece il giro del pianeta e arrivò fino al Maracanà. Nello stadio di Rio, lui e la sua Bosnia hanno debuttato il 15 giugno 2014 nel mondiale, competizione mai vista prima, contro l’Argentina di Messi. Ma, entrando in campo, all’attaccante tornò in mente il 1992, l’infanzia vissuta in strada tra le macerie e sotto i bombardamenti per il conflitto nella ex Jugoslavia. Dzeko aveva 6 anni e tifava Milan (era quello di van Basten, non a caso), quando cominciò l’assedio nella sua città che, insieme con la sua famiglia, ha dovuto lasciare, la casa distrutta e non più utilizzabile, spostandosi un pò per tutto il paese per evitare il peggio. L’altezza, 193 centimetri, non lo ha mai penalizzato. Soprattutto non ne ha mai limitato la tecnica. Dzeko di classe ne ha tanta. Purissima. In partenza, nelle giovanili dello Zeljeznicar e presto in prima squadra, giocava da centrocampista proprio per la sua capacità di usare i due piedi e avere una discreta visione di gioco. Restando lontano dalla porta, pochi gol, 5, in 40 partite. A 19 anni il cambio di ruolo, quando si trasferì in Repubblica Ceca al Teplice che inizialmente lo girò in prestito all’Usti nad Labem, club di seconda serie dove giocò poco, 15 partite, realizzando comunque 6 reti. La svolta nel gennaio 2006: tornò al Teplice, dove restò per un anno e mezzo, e l’anno successivo lo nominarono il miglior straniero del torneo grazie ai 13 gol in 30 partite.Felix Magath fu bravo a rendersi conto di quanto le qualità tecniche e realizzative di Edin avrebbero fatto la differenza in area di rigore. L’ex campione dell’Amburgo lo scelse per il Wolfsburg, spendendo 4 milioni nell’estate del 2007. Nel gennaio del 2011 Roberto Mancini lo chiama a Manchester. Il Wolfsburg fa una plusvalenza mostruosa, ricevendo 35 milioni di euro dal City. Anche Dzeko va alla cassa: lo stipendio è quello dei big, più di 8 milioni euro. Come in Germania, anche oltremanica fa centro nella seconda stagione (nella prima comunque alza subito la Coppa d’Inghilterra). I Citizens vincono il campionato dopo 44 anni. Ma l’annata migliore è la quarta: 26 reti tra Premier e coppe, vincendo ancora il campionato. Quella dell’addio, è invece la peggiore: solo 6 reti. Il rapporto con Manuel Pellegrini proprio non va A Stoccarda, due giorni fa in amichevole, probabilmente il suo ultimo gol con il City. A riportarlo è l’edizione odierna de Il Messaggero.

edwin iacobacci

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