(A. Austini) Appeso a un filo sempre più sottile, chiuso dentro Trigoria insieme agli unici uomini che possono salvarlo, i suoi calciatori, mentre fuori tutto un mondo si muove. Contro di lui. Tante volte si descrive una partita come «ultima spiaggia», Roma-Genoa di domani lo è davvero per Garcia. Un allenatore sfiduciato, finora incapace di trovare rimedi duraturi a un’involuzione difficile da comprendere che dura da un anno e mezzo. Nell’ultimo mese ha preso le sembianze di una crisi irreversibile, costringendo Pallotta e i dirigenti a pensare concretamente all’esonero, che vorrebbe dire arrendersi a un fallimento, tecnico e umano, ma necessario per salvare il salvabile nella seconda parte di stagione. L’ultima possibilità l’hanno comunque voluta dare a un allenatore che dopo il primo anno sembrava un Messia e si è guadagnato un rinnovo quadriennale.
Ora la società vuole capire se i giocatori, consapevoli del possibile cambio in panchina, siano in grado di dare un segnale. Per se stessi, Garcia e la Roma. Alla squadra è stata chiesto di mostrare una reazione, un moto d’orgoglio, qualcosa. Un’improvvisa resurrezione calcistica potrebbe salvare in extremis Rudi, altrimenti le feste di Natale serviranno a separarsi e scegliere un sostituto. Sabatini, ovviamente, ha iniziato a cercarlo con più insistenza per farsi trovare pronto, anche se in questi giorni di silenzi, mezze parole e inevitabile confusione è facile confondere una chiamata della Roma con le auto-candidature degli aspiranti alla panchina giallorossa. Tra questi senz’altro Lippi, un po’ meno Capello, Mazzarri e Spalletti. E poi Bielsa, il «Loco» argentino con cui Sabatini parlò della possibile avventura a Trigoria su una panchina (di un parco) un paio di estati fa. Tra i due c’è un feeling forte ma le loro strade non si sono mai incrociate e non è detto possa accadere adesso.
Troppe le controindicazioni per Bielsa e tutti gli altri papabili per decidere a cuor leggero: 1) chiunque arrivasse dovrebbe prendere la squadra in corsa e avrà bisogno di tempo per inculcare le sue idee; 2) trattandosi di allenatori di fascia medio-alta bisogna aggiungere al bilancio un altro stipendio elevato oltre a quello da 2.5 milioni netti di Garcia; 3) l’eventuale prescelto dovrà accettare di lavorare con i preparatori Norman e Lippie ingaggiati da Pallotta; 4) nessun tecnico di livello accetterebbe un contratto di sei mesi e per la Roma vorrebbe dire addio ai vari Conte & Co. che si libereranno in estate. E allora tanto vale provarci per altri 90 minuti. Gli ultimi da romanista per Garcia o l’inizio della rivincita.
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