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Roma, Monchi ammette: “Sorpreso dagli applausi dei tifosi”

Il ritiro di Trigoria è agli sgoccioli, e stavolta davanti ai microfoni di Roma Tv non si è presentato un calciatore ma il direttore sportivo Monchi. Questi sono alcuni passaggi dell’intervista che potete vedere qui sopra.

Un bilancio del ritiro a Trigoria?
Prima di tutto voglio dire che è stata una scelta difficile quella di rimanere a Trigoria, ma credo che alla fine abbiamo trovato il posto giusto. I calciatori e lo staff tecnico sono contenti e hanno fatto un buon lavoro. Perciò il bilancio finale è molto positivo.

Un giudizio sui nuovi giocatori?
Questi primi giorni sono sempre utili per far ambientare i nuovi alla squadra e ai compagni. Sono rimasto sorpreso dall’adattamento di tutti i nuovi e questo è molto importante. Volevo tutti i giocatori in ritiro per adattarli al meglio. Alla fine dimentichiamo che i calciatori sono persone e hanno anche bisogno di tempo. Il mister è contento e io con lui. Ancora manca molto a livello fisico, tecnico e tattico, ma come prima impressione sono contento per il lavoro del gruppo.

La sua è stata una strategia di prendere tutti i calciatori subito: Di Francesco ha potuto lavorare con gran parte del gruppo.

Era una cosa studiata, sappiamo che purtroppo non molti giocatori della Roma erano al Mondiale. Siamo stati bravi a portare il maggior numero di acquisti per il ritiro.

È favorevole alla chiusura del mercato prima dell’inizio del campionato?
Ancora meglio se finisce domani. Sì, sono un difensore del fatto che bisogna chiuderlo prima dell’inizio del campionato. Mi dispiace che chiuda solo in Inghilterra e in Italia. Così siamo in svantaggio, in difficoltà. Questo è un primo step per migliorare nel futuro. Il mercato comincia quando finisce la stagione: tre mesi di calciomercato sono tanti. E non per la stanchezza del direttore sportivo. Non c’è bisogno di così tanto tempo, in un mese e mezzo si può fare tutto.

Ultimo giorno di ritiro, poi la tournée.
È importante perché abbiamo la possibilità di giocare con grandi squadre come Tottenham, Barcellona e Real Madrid e continuare così la preparazione, ma è importante anche per il brand del club. Se giochiamo un torneo con quelle squadre significa che stiamo facendo qualcosa di buono. La crescita del marchio Roma è importante, e mi piace vedere il nostro nome accostato a Real Madrid e Barcellona.

Non c’è in Europa una squadra che ha acquistato così tanti calciatori come la Roma.
Stiamo cercando di costruire per il presente e per il futuro, e ancora manca qualcosa. La mia idea è piano piano di fare meno acquisti nel futuro, ma adesso penso che avevamo bisogno di questa piccola rivoluzione per cambiare qualcosa. Questo messaggio è importante. A volte si parla molto della Roma che vende i giocatori, ma ne acquista anche tanti. Anche per questo bisogna mandare un messaggio positivo: la Roma ha ambizione per costruire qualcosa di importante per tanti anni.

Quanto è importante per un direttore sportivo conoscere il nuovo acquisto e la sua famiglia?
Tantissimo, perché il giocatore potrebbe essere pronto per una squadra e non per altre. Il direttore sportivo deve capire che un determinato giocatore può trovare il posto giusto per inserirsi nella filosofia di gioco della squadra, e lo stesso giocatore deve essere convinto di far bene. A volte escono tanti nomi di giocatori che hanno fatto bene in una squadra e non in un’altra. Non è che è arrivato il cugino: dobbiamo sempre ricordarci che i giocatori sono prima di tutto persone, di conseguenza hanno bisogno di trovare tranquillità e fiducia.

C’è un giocatore che la rende particolarmente orgoglioso tra quelli che ha scoperto nella sua carriera?
Per fortuna ho avuto tanti giocatori che poi sono diventati importanti. Il giocatore di cui parlo sempre è Dani Alves: ha avuto un percorso perfetto, è cresciuto di stagione in stagione. A livello personale un giocatore che ha fatto un percorso simile è Rakitic: è difficile trovare un giocatore come lui per mentalità.

L’applauso di ieri del “Tre Fontane”?

È importante per continuare il lavoro. Ne ho parlato con la mia famiglia: nello stesso giorno della cessione di uno dei calciatori più importanti della squadra, Alisson, gli applausi dei tifosi ti aiutano a lavorare e ti dà pressione positiva per trovare questa strada che tutti vogliamo. Forse mi aspettavo qualcosa di diverso ieri.

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Francesco Del Vecchio

Laureato in “Teorie della prassi cognitiva e comunicativa” con tesi di critica letteraria dal titolo “Uno, nessuno e centomila Federico De Roberto. Una lettura girardiana”, non ho resistito al richiamo del pallone. Cresciuto a pane, Subbuteo e Championship Manager, unisco la passione per la scrittura a quella per il calcio. Ho iniziato a lavorare su Internet ancor prima che nascesse Facebook, ma sono meno conosciuto di Mark Zuckerberg: meglio così, sono un tipo riservato.

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Francesco Del Vecchio

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