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Ecco le ultime in merito ad un movimento finanziario in grado di modificare radicalmente gli equilibri della Juventus e della Serie A

L’altalenante e controversa stagione della Juventus di Thiago Motta è senza dubbio alcuno una delle più discusse e chiacchierate dell’ultimo decennio, ma la vittoria di ieri sera contro la corazzata nerazzurra di Simone Inzaghi appare come un piccolo ma importante mattone su cui poter costruire la Vecchia Signora del futuro.

Thiago Motta e Giuntoli stanno lavorando per definire più precisamente la nuova anima della Juventus, che nel corso del match di ieri parrebbe essersi consolidata più di quanto ci si potesse aspettare in una sfida di tale difficoltà.

Boom Juventus: 140 miliardi e nuovo innesto choc (Ansafoto) – Asromalive.it

Motta è un giochista o un gestore? La sensazione dopo una manciata di mesi alla guida della Vecchia Signora è che il tecnico brasiliano voglia ottenere un ideale ibrido tra i due diversi approcci, modificando in corso d’opera l’approccio adottato, in base all’avversario e alle fasi della partita.

Non è un caso che in diversi match della stagione in corso la Juve abbia messo in campo due anime diverse nel corso del medesimo match, assomigliando alle volte ad una squadra propositiva e sbilanciata in avanti, alle volte ad una formazione più conservativa e difensiva. Intanto, mentre gli intelligenti innesti del calciomercato invernale facilitano la vita di Motta e colleghi, giungono novità a dir poco clamorose in merito alla proprietà della Vecchia Signora.

Tether acquisisce una quota di minoranza: “Possiamo sostenere la Juve per 2000 anni”

Nel corso delle ultime due decadi il calcio nostrano ha subito numerose scosse in grado di modificare radicalmente gli equilibri in gioco e l’assetto sotto diversi punti di vista. Come nel resto del vecchio continente, l’approdo di proprietà straniere all’interno della massima lega italiana ha indubbiamente generato diversi malcontenti nelle varie tifoserie, che hanno visto nei vari cambi di proprietà dai processi in grado di snaturare i presupposti dei propri club del cuore. La Juventus, al contrario, ha resistito strenuamente a tale metamorfosi e, attualmente, la quota di maggioranza bianconera è detenuta da Exor, ovvero la holding della famiglia Agnelli-Elkann.

Di recente tuttavia, come riportato da calcioefinanza, Tether – una società attiva nel mondo dell’AI, della tecnologia e delle criptovalute – sarebbe entrata a far parte della compagine azionaria della Vecchia Signora, acquisendo una quota di minoranza del 5%.

Tether acquisisce una quota di minoranza: “Possiamo sostenere la Juve per 2000 anni”(Lapresse) – asromalive.it

Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera il CEO Paolo Ardoino ha dichiarato: “Siamo tifosi e abbiamo la capacità finanziaria per sostenere la Juve nei prossimi 2000 anni”. Si tratta infatti di un colosso finanziario da 140 miliardi di dollari. Ardoino espone poi le potenzialità del proprio gruppo: “Abbiamo chiuso l’anno con 13,7 miliardi di utili e ci associano alle crypto, ma facciamo tanto altro: nuove tecnologie, una società che sviluppa l’Ai e altre che si occupano di biotech. Ai e biotech diventeranno sempre più importanti nel calcio, e la Juve ha una formidabile fan base nel mondo”.

Ecco anche le intenzioni in relazione al progetto Juventus: “Non siamo un fondo speculativo. Dunque, per una serie di fattori, a partire dal tifo: sia io che Giancarlo (Devasini, il fondatore, ndr ) siamo tifosi. E poi perché la squadra, tra i club più importanti del mondo, ha potenzialità incredibili. La Juve è troppo importante per sfruttarla per la pubblicità: partiamo in punta di piedi, la tifoseria deve adattarsi alla nostra presenza. Diventare sponsor? Non lo escludo, ma ora non conosciamo i termini di un eventuale contratto. Però, non si fa tutto questo per pubblicità”.

Leonardo Marcucci

Laureando in Lettere, la mia infanzia si è consumata in una piacevole convivenza tra calcio e cinema. Tuttavia, a differenza di molti, nel mio caso la scrittura non è mai stata un piacevole ripiego ad una sfumata carriera da calciatore o regista, ma, al contrario, l’obiettivo è sempre stato chiaro e univoco: diventare un giornalista. Affetto da una grave patologia che mi impedisce di assistere ad una qualunque manifestazione umana, senza ritrovarmi a fare ordine tra una sequela di analisi e conseguenti giudizi (alle volte dissonanti tra loro), ho sempre individuato nel giornalismo la pratica più proficua e stimolante per tentare di unire l’utile al dilettevole.

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