«False comunicazioni agli organi di vigilanza (la Covisoc, ndr)». Oltre alla «turbativa d’asta» per l’assegnazione dei diritti televisivi della Serie A del prossimo triennio. Ma, dopo le contestazioni formali della procura di Milano, nel calderone dell’inchiesta che coinvolge già tre presidenti di A e B (Preziosi, Lotito e Paparesta), e i vertici di Infront, aleggia anche il sospetto più pesante: la creazione di fondi neri. E’ l’ipotesi agli atti dell’inchiesta milanese, che tenta di risalire a un fiume di denaro che dai bilanci malandati del calcio verrebbe dirottato, dalla società Infront Italia, advisor della Lega calcio, verso altri, meno chiari, lidi. A quanto risulta al Nucleo di polizia tributaria, dei «circa 300 clienti italiani» della Tax and Finance, tra i quali «famiglie titolate con cospicui patrimoni, professionisti, manager e sportivi», Infront è senza dubbio, «il cliente remunerativo», sottolineano in una informativa. La società fondata e presieduta da Marco Bogarelli, fino a pochi mesi fa l’uomo più influente del calcio italiano, «ha — insistono nel loro ragionamento i finanzieri — 20 filiali in tutto il mondo, 500 dipendenti e tra i clienti Fifa, Lega Calcio (per la quale è advisor nella vendita dei dirittitv di Serie A, ndr), Serie B, Coppa Italia e Supercoppa italiana, oltre alle società Ac Milan, Ss Lazio, Schalke 04 e Werder Brema».
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