Sabatini: “La Roma la sento sempre mia sentimentalmente”. E su un possibile ritorno…

Walter Sabatini ©Getty Images

NOTIZIE AS ROMA DICHIARAZIONI WALTER SABATINI – L’ex direttore sportivo della Roma, Walter Sabatini, ha rilasciato un’intervista all’emittente radiofonica Tele Radio Stereo, nella quale parla di tutto il contesto capitolino.

Le dichiarazioni

Su Zaniolo
Mi devo sottrarre da questa cosa di essere stato lo scopritore di Zaniolo, non è vero. Quando ero all’Inter ho solo avallato un’operazione che era stata condotta da Ausilio, come non è vero che ho aiutato la Roma a prenderlo. Devo restituire agli altri il merito di aver preso Zaniolo.

Quanto sente ancora sua la Roma?
Sempre di meno, perché i giocatori sono sempre di meno. Sentimentalmente la sentirò sempre mia, tutto quello che è successo poi è un prosieguo di quanto succedeva prima. La Roma la sentirò sempre mia.

Difficilmente ho sentito parlare della Roma come fa lei
La Roma è stata il mio destino, non è solo un fatto sportivo. E continua ad esserlo, anche se adesso mi occupo della Sampdoria. Ieri ho fatto una piccola cosa che riguardava la Roma, in un’intervista che riguardava Astori, ma questa telefonata è solo per restituire a Monchi e Ausilio il loro nell’affare Zaniolo.

Ha pagato questa onestà?
L’onestà ha un prezzo salato che ognuno di noi paga. Innanzitutto ti allontana dalla gente perché per esserle vicino devi essere un po’ corruttibile.

Dove può arrivare questa Roma?
In Champions, se auspicabilmente supera il Porto, la vedo abbastanza bene. La componente fortuna è sempre rilevante, le servirà soprattutto nel ritorno a Oporto. Supererà il turno col Porto.

Che deve fare l’allenatore e cosa deve fare Pastore?
Il rendimento di Pastore mi imbarazza moltissimo, non posso vederlo giocare così. Ho avuto la fortuna di vederlo dominare il campo, di abbagliare la gente con giocate soprannaturali. Gli ho visto giocare partite epiche e portare il Palermo in una posizione di classifica importante, mi dà grande dispiacere vederlo giocare così. Deve attingere al suo carattere argentino, alla sua ‘garra’, deve attingere al suo orgoglio se ce l’ha, altrimenti è meglio che si dedichi ad altro. I calciatori devono aiutarsi da soli, non li può aiutare nessuno. E’ un playmaker a tutto campo, bisogna rimuovere l’idea che possa essere anche un trequartista, deve sempre star vicino alla palla. Lui si sposerebbe alla grande con il gioco di Giampaolo perché fraseggia in ogni zona del campo, però non mi fate andare avanti perché sennò vengo frainteso.

Qual è la vera difficoltà per un dirigente di lavorare qui a Roma? 
La risposta per sopravvivere a Roma è autoironia e ironia, se non hai queste caratteristiche non ce la fai. Ho sofferto molto come sta facendo Monchi ma non avere la Roma è molto peggio di soffrire avendola.

Un parere sull’operazione Edin Dzeko: è possibile un’operazione analoga?
E’ nata che pensavo se la Roma non avesse avuto un nuovo eroe dopo Francesco avrebbe fatto fatica. Tutte le squadre hanno bisogno del mito, del sogno che rassicuri i tifosi. Abbiamo avuto l’ardimento di farla e l’abbiamo fatta. Un’insoddisfazione di un giocatore e di una società verso quel giocatore la troverai sempre in Europa, può essere un’operazione replicabile.

Quella mentalità perché non si può trasmettere qui a Roma?
Ci vorrà un gruppo di calciatori che da soli rappresentino uno zoccolo duro, una forte componente di aggressività e che il vincere diventi un’abitudine e una necessità, non qualcosa di estemporaneo. E’ difficile trasferire questo concetto. Quando la Roma avrà 2-3 giocatori così, allora sarà pronta per tutti i palcoscenici.

Ha parlato con Pallotta: se la richiamasse tornerebbe?
Lasciatemi fare il mio lavoro periferico. Forza Roma.

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