Pallotta si confessa, dallo Stadio a Monchi e Di Francesco. E sulla stagione in corso…

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Pallotta e Monchi ©Getty Images

NOTIZIE AS ROMA DICHIARAZIONI JAMES PALLOTTA – Il presidente giallorosso James Pallotta, ha rilasciato un’intervista alla rivista ‘Sports Illustrated‘.

Le sue dichiarazioni

Sulla stagione
Il nostro obiettivo iniziale era entrare sempre nella fase a gironi di Champions League, cosa che nei primi anni non è stata facile. Stiamo provando tutt’oggi a costruire una squadra da scudetto. Monchi sta facendo bene, ma ci vuole tempo. Abbiamo fatto cose buone negli ultimi 3 o 4 anni, altre meno buone. Bisogna fare dei tentativi e migliorare. Credo che venerdì avremo l’approvazione e l’annuncio, da parte della Regione, per il progetto dello stadio. Potrebbe essere un bel regalo di Natale. Tante cose cambieranno quando si saprà che avremo sicuramente uno stadio tutto nostro.

Da una prospettiva strettamente calcistica, lei ha parlato di cambio di filosofia. Può spiegarsi meglio?
Abbiamo fatto dei cambiamenti negli ultimi due anni sul nostro scouting. Abbiamo sviluppato incredibili sistemi di analisi. Penso che anche il nostro sistema delle academy sia cambiato in meglio. Crediamo davvero che ad un certo punto, con i programmi che abbiamo e con tutti i cambiamenti fatti, potremmo avere 5 o 6 ragazzi da mandare in prima squadra ogni anno. E poi c’è qualcos’altro da sistemare riguardo i rapporti con gli altri club. Ma siamo contenti di quanto abbiamo fatto finora.

Su Monchi e Di Francesco
Monchi
ha 15-16 anni di esperienza con un’altra squadra e una reputazione che si è giustamente meritato. Per quello che ha fatto nella ricerca di giovani calciatori, con un budget molto inferiore alla maggior parte dei club, e per come la sua squadra si è comportata in patria ma anche in Europa, vincendo 5 Europa League, avevo ottime sensazioni quando ho cominciato a parlare con lui di cosa pensavo per la Roma. E lo abbiamo preso. Per quanto riguarda Di Francesco, negli ultimi due anni ci è piaciuto il modo in cui giocava e ragionava. Ma il suo passato in giallorosso è stato determinante nella sua scelta, capisce le difficoltà di questo ambiente, dal derby al doversi semplicemente trovare qui, a confrontarsi con tutti i giornalisti, le radio e le tv. Capisce tutte queste cose, le sa gestire. Credo che sia diventato anche più flessibile.

Questa Roma è abbastanza forte per vincere lo scudetto?
Anche negli ultimi due anni lo eravamo. Quando Spalletti è arrivato ed è rimasto imbattuto nelle ultime 17 partite, non eravamo così lontani. Se avessimo giocato così nella prima metà di quella stagione, forse…Prima del cambio di allenatore c’è stato un periodo in cui non abbiamo vinto per 11 partite. Poi arriva Spalletti, guardi quelle partite e non c’è ragione per non pensare di aver potuto vincere 3, 4 o 5 di quelle partite. Parliamo di 10 punti. E poi l’ultima stagione siamo finiti 4 punti dietro alla Juventus. Quindi ci siamo. Ci sono state partite contro alcune squadre che avremmo dovuto vincere e invece abbiamo pareggiato. Stiamo diventando più tosti come squadra. Quello di quest’anno è un campionato molto difficile, quindi sì, penso che possiamo vincere lo scudetto. Abbiamo anche una gara in meno e siamo proprio lì.

Come trascorre il tempo tra Boston e Roma?
Adesso, sostanzialmente, sono di più a Boston, ci sono le questioni legate alla Roma ma ho anche molti altri affari. Ma in questo periodo negli ultimi 6-9 mesi, ci sono molte questioni in ballo a Boston, riguardo la Roma e il progetto del nostro stadio. E’ come se ci fossero nuove cose da fare ogni giorno. Ieri ho passato metà della giornata nello studio del nostro architetto. Non è che non voglia andare a Roma o non voglia stare con la squadra. Dicono che sono un presidente assente, ma non c’è nulla di più lontano dalla realtà. Sto lavorando su tantissime cose. Le nostre operazioni commerciali hanno sede a Londra, quindi quando sono a Roma devo anche passare per Londra, per via delle nostre attività. Faccio solo ciò che ritengo necessario.

 

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