As Roma, “Quante volte in quel tuo abbraccio ho preso coraggio”

Prendendo in prestito le parole del cantautore romano e romanista Marco Conidi qualche parola sull'”haka” della squadra giallorossa

Rito prepartita della As Roma

AS ROMA ABBRACCIO PREPARTITA / ROMA – Tra le mille motivazioni che il comune tifoso ha addotto per tentare di dare una spiegazione alla stagione traballante della sua squadra del cuore, non è mancata quella del “problema psicologico”.

A sentir chiamare in causa la psicologia, ai profani della scienza di Freud, viene in mente solo una figura nell’ambito della Roma: il mental coach Tonin Llorente. Noi italiani siamo poco abituati e ci manca forse l’elasticità mentale per comprendere un personaggio del genere, ma siamo rivoluzionari quest’anno pertanto lo abbiamo accolto a braccia aperte. Come ha detto infatti Simone Perrotta: “E’ utile, non so se per fare il mental coach, ma è comunque gradito a tutto il gruppo”.

Putroppo il lavoro del coach è per la maggior parte oscuro nel senso che dei suoi metodi professionali non è dato sapere. Certo è che nessun tifoso può non aver notato delle piccole novità introdotte dal motivatore: dalla pacca ad ogni giocatore sostituito al, più scenografico, abbraccio prepartita. Nell’ambito dei riti di carica, piuttosto comuni nel mondo dello sport a tutti i livelli, nello specifico, prima dell’inizio di ogni  match la squadra si raccoglie intorno a Francesco Totti: tutti quanti giocatori, allenatori e staff.

La prima domanda che viene da farsi è: ma a cosa serve? Mettendo però da parte lo scetticismo, in fondo, serva o non serva, non è prima di tutto uno spettacolo davvero bello vedere la propria squadra stringersi intorno al suo capitano? L’energia che scaturisce da un gesto così elementare e naturale tra compagni si carica poi del calore di una tifoseria intera sia essa seduta in curva o sul divano di casa. Poi nessuno pensa, nemmeno Llorente, che sia questo a determinare l’esito di una partita. Però nell’entusiasmo che nasce non appena l’abbraccio viene sciolto c’è la voglia di vincere di tutta una città non solo di chi sta calpestando l’erba dell’Olimpico.

Ogni domenica la Roma scende in campo carica dell’energia simbiotica dei giocatori e del loro pubblico simbolicamente rappresentata da quel gesto: la squadra di Luis Enrique gioca ogni volta, immancabilmente, con il suo dodicesimo uomo.

Sara Mascigrande

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