Roma, Giorgio Rossi: ”Mi rimarranno tante emozioni belle. Ringrazio Viola e Sacerdoti”

Le parole di Giorgio Rossi, storico membro dello staff medico giallorosso, che a fine stagione lascerà la Roma dopo 55 anni

Il massaggiatore della Roma Giorgio Rossi

ROMA GIORGIO ROSSI / WEB – Ormai ci eravamo abituati a vederlo sulla panchina giallorossa. Una presenza non ingombrante ma discreta. Un uomo non troppo sotto la luce dei riflettori ma costantemente presente nelle gioie e nei dolori della Roma. Anche se, all’apparenza, la sua immagine è stata in sordina, sicuramente ognuno di noi lo riconoscerebbe se se lo trovasse di fronte. Parliamo dello storico massaggiatore della Giorgio Rossi, che, dopo 55 anni di carriera, ha scelto di prendersi il meritato riposo. Domani accompagnerà per l’ultima volta la squadra all’Olimpico. Alla redazione di pagineromaniste.com, ha voluto ripercorrere qualche tappa della sua storia con la Roma oltre a raccontare degli aneddoti.

Dopo tanti anni di Roma, cosa le rimarrà nel cuore?

L’emozione di tante cose belle. Dai 3 scudetti alle 9 Coppe Italia, passando per la Primavera. Due ricordi rimangono amari, però: la finale di Coppa dei Campioni e Roma-Lecce (20 aprile 1986, Roma 2-3 Lecce. n.d.r), sono due partite che mi sono rimaste nel cuore. La cosa che mi porterò sempre con me, però, è l’affetto di tutti i giocatori, perché io ne ho dato a loro. E’ stato uno scambio reciproco. Anche nelle piccole cose, magari si scordavano lo spazzolino ed il dentifricio ed io ce li avevo sempre a portata di mano. Giocavo d’anticipo. I ricordi sono tanti. Un episodio che mi è rimasto in mente: Gigi Radice sulla panchina. Un calcio di punizione contro di noi, l’allenatore urlava ”cinque in barriera, cinque!”, ma erano soltanto in quattro. Il perché? Radice aveva solo 4 dita.

Ha qualche giocatore a cui è più attaccato? L’allenatore più simpatico, quello un po’ meno..?

Come allenatore, direi il Barone. Era un allenatore eccezionale. Tra i giocatori Aldair, Pruzzo, Rizzitelli, Totti, De Rossi, Cervone,  insomma un po’ tutti. Sono molti quelli a cui sono rimasto legato, ne ho conosciuti più di mille. Per esempio l’altro giorno, al supermercato, mi è venuto a salutare un ex calciatore: ”Ma non ti ricordi di me?”. Era il centravanti della Roma Primavera del ‘60. ”Aho, ma sono passati 50 anni, un po’ sei cambiato!”. Mi ricordo anche degli infortuni di Manfredonia e di Nela. Mi ritengo fortunato, bravo e fortunato.

Ha qualche ringraziamento in particolare?

Ringrazio il presidente Dino Viola. Un ringraziamento speciale, però, lo debbo al presidente Sacerdoti. Dopo aver vinto un torneo con la Primavera, lui mi portò nella prima squadra. Per il resto non posso che ringraziare tutti. L’unica cosa era il contratto annuale. Ogni anno era come una spada di Damocle sulla testa. Mi ricordo che Bruno Conti ogni volta mi diceva: ”Attento al postino!” , perché se arrivava la lettera voleva dire che eravamo stati cacciati.

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