Doping, Basso: “Pagai Fuentes per vincere il Tour”

Ancora una testimonianza nel processo contro il medico spagnolo

Ivan Basso
Ivan Basso

DOPING BASSO / ASROMALIVE.IT – Il processo di Madrid al dottor Eufemiano Fuentes continua a regalare sorprese su sorprese. Dopo il caso di Mario Cipollini, finito all’attenzione della Procura Antidoping proprio nella giornata di lunedì, tocca a Ivan Basso tornare a far parlare di sé per motivi infausti. Il ciclista varesino è stato interrogato a Madrid, dove ha provato a spiegare la vicenda di doping che lo aveva visto coinvolto anni fa e per cui ha già pagato nel 2007. Secondo le carte processuali, infatti, Basso avrebbe ricevuto un trattamento nel maggio 2005, una data che non coinciderebbe con le ammissioni fatte a suo tempo dal corridore. “Non ricordo con precisione – si è limitato a dichiarare – ma fa fede quello che avevo dichiarato sette anni fa”.

Una vicenda che potrebbe portare a nuovi sviluppi nelle prossime ore, anche se, per ora, la notizia sta soprattutto in altre dichiarazioni dolorose per gli appassionati. “Ho sempre vinto, prima e dopo l’Operacion Puerto – ha continuato Basso –. Il mio sogno sin da quando avevo sei anni era quello di diventare il migliore al mondo. Ma, dopo aver vinto il Giro d’Italia, volevo vincere anche il Tour de France. E così pensai di congelare il sangue in inverno per utilizzarlo prima della competizione, nella primavera del 2006. Ma il sogno non si è realizzato”.

Basso non ha mai nascosto il suo legame con Fuentes. L’ho conosciuto nel 2001-2002 – ha concluso – durante un soggiorno alle Canarie. Come paziente, però, l’ho contattato soltanto nell’inverno del 2005, quando ero nel team CSC. Mi misi in contatto con lui per l’autoemotrasfusione. Accettai perché il sistema di congelamento del sangue non implicava rischi per la salute, perché era quello che si fa per le normali donazioni di sangue”.

Basso avrebbe sborsato 15mila euro e non i 70 mila concordati perché Fuentes fu arrestato poco dopo, nel maggio 2006. Nel 2007 il corridore fu poi squalificato per due anni dal Coni. Una brutta pagina della propria carriera che avrebbe volentieri evitato di ripercorrere davanti ai giudici di Madrid.

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