Calcioscommesse, il Pm Di Martino sulla sentenza-Mauri: “Una cosa ridicola, non finisce qui”

Il Pm di Cremona tuona alla Gazzetta dello Sport

Stefano Mauri
Stefano Mauri

PM DI MARTINO MAURI/ASROMALIVE.IT – Le sue parole sono una critica dalla prima all’ultima riga. Leggete l’intervista che il pm di Cremona Di Martino ha rilasciato alla Gazzetta dello Sport.

«Alla fine di questa storia ognuno si assumerà le proprie responsabilità: a iniziare da chi oggi ha ritenuto insufficienti le accuse d’illecito nei confronti di Stefano Mauri, sconfessando un’ordinanza firmata da un giudice vero, Guido Salvini. Sono molto tranquillo: so che in sede penale le cose andranno in modo diverso. Da sportivo mi auguro che in appello il ricorso del procuratore Palazzi sia accolto, ma non sono ottimista ». Roberto di Martino è il pm di Cremona che da oltre due anni sta tentando di fermare l’escalation del calcioscommesse in Italia. Numeri dell’inchiesta (oltre 150 giocatori indagati) spaventosi e destinati a salire: a settembre sarebbero in arrivo altri clamorosi colpi di scena. Di Martino è in vacanza, ma ogni sera lavora all’informativa finale redatta dallo Sco e sulle ultime indagini che dovrebbero svelare ruoli e contatti avuti da giocatori e dirigenti con Mister X, la persona descritta da Gegic come collettore delle scommesse per le gare di A. Novità che dovrebbero riguardare anche Mauri, ma intanto la sentenza della giustizia sportiva che lo ha squalificato a 6 mesi per omessa denuncia è agli occhi del tifoso una sconfitta anche della Procura di Cremona.

E’ così, procuratore?
«Mi viene da ridere, ho letto che qualcuno vorrebbe le mie dimissioni. La sentenza della Disciplinare è un problema del calcio, non mio». 

Gli avvocati di Mauri hanno contestato apertamente l’arresto. 

«Guardi, tornando indietro lo richiederei di nuovo anche solo su quello emerso allora. In questi mesi abbiamo acquisito altri elementi che hanno aggravato la sua posizione, ma per ovvi motivi non ho potuto fornirli a Palazzi. E comunque non serviva: si può discutere sull’associazione che ritengo comunque fondata, ma sulla frode sportiva le prove sono granitiche e il processo lo dimostrerà. Del resto un giudice, vero, mi ha dato già ragione». 

Pensa che la sentenza sportiva sia un contributo alla pulizia nel mondo del calcio?
«Non le rispondo direttamente. Faccio notare una cosa: come si può ritenere attendibile Gervasoni e poi non dare seguito alle sue dichiarazioni? E ancora: Ilievski non va certo a Roma o a Lecce per turismo. Fa parte di una organizzazione internazionale che ha come scopo corrompere i giocatori». 

Per la Disciplinare gli illeciti sono acclarati, ma resta il dubbio sul ruolo di Mauri. 
«Questa poi…Se non ho capito male volevano trovare le scommesse nell’agenzia di Aureli. Forse dovrebbero leggere gli atti, così capirebbero che le puntate anomale sono fatte su canali alternativi, quasi sempre all’estero. E la scheda coperta è usata molto prima di quanto aveva detto Mauri. C’è un motivo se ha mentito…». 

Resta il fatto che oggi la sua ricostruzione esce malconcia.
«Mi sono accorto di una cosa che in un primo momento avevo sottovalutato: giustizia sportiva e giustizia ordinaria, così convivono a fatica. Prendete i tempi delle sentenze. Che senso ha che la giustizia sportiva si esprima prima di quella ordinaria? Faccio una domanda non casuale: e se domani Mauri fosse condannato da un tribunale della Repubblica che facciamo? Ha senso? E’ intelligente? ». 

Cosa ne pensa della gestione di tutta la vicenda scommesse?
«Beh, se dall’interno del mondo del calcio pensano di risolvere il problema così… Con sentenze del genere, anticipate tre giorni prima su tutti i giornali… Facciano pure. Non spetta a me censurarli. Io mi occupo di altro».

Continuerà a collaborare con Palazzi?
«Qualche perplessità ce l’ho. Non capisco l’evoluzione dei giudizi. Quando è toccato ai primi, mi riferisco a Doni e compagnia, i processi erano fatti in maniera molto semplice. Si prendevano le carte, si ascoltavano gli interessati e si decideva. Giusto o sbagliato che fosse. Gli ultimi invece si sono trasformati in processi che sono andati oltre le indagini penali. Nel caso di Mauri sono state sentite molte persone, anche Zamperini e Aureli. Gente che ovviamente difendendo Mauri difendeva se stessa. Osservo che a me non è stata data la possibilità di parlare con Zamperini. Ho chiesto al suo avvocato di poterlo fare: mi ha detto che non aveva più rapporti col suo assistito. E invece va alla giustizia sportiva, racconta che Ilievski resta fuori da Formello mentre lui prende i biglietti… Perché non viene da me a raccontarla questa storiella? Come Aureli: mi ha fatto cercare dal suo avvocato perché vuole collaborare. Lo sto ancora aspettando…». 

Come ne usciamo da questa Babele?
«Forse non è un bene che le persone siano sentite prima dalla giustizia sportiva e poi da quella ordinaria. Capisco le esigenze del calcio, l’inizio dei campionati, l’importanza di non avere sorprese a eventi in corso, ma probabilmente il gioco non vale la candela». 

Dica la verità, è molto deluso… 
«Non mi straccio le vesti, me l’aspettavo. Sono sereno: la mia posizione su Mauri è granitica. Per ciò che è emerso e per ciò che emergerà. Certo, non capisco come certi reati si possano trasformare in omesse denunce». 

Si riferisce solo a Mauri? 
«C’è anche qualche somiglianza con Conte, ma nel caso dell’allenatore la situazione era più articolata dal punto di vista giuridico e c’era margine per giustificare la derubricazione. Su Mauri spazi per altre conclusioni non ci sono». 

E se alla fine i giudici, quelli veri, assolveranno Mauri? 

«Ne prenderò atto. Viceversa, meglio non rispondere».

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