ATALANTA-ROMA Le pagelle dei giallorossi

Strootman
Strootman

Diamo i voti alla prestazione della Roma, giunta al quarto pareggio consecutivo a Bergamo, fermata sull’1-1 dall’Atalanta:

DE SANCTIS 5 – Da condannare il primo errore grave della sua esperienza romanista. Da dimenticare l’intervento mancato sulla parabilissima punizione di Brivio.

MAICON 5,5 – Sembra giocare col freno a mano tirato; in fase offensiva sbaglia più del solito.

BENATIA 6 – Non ha particolari problemi nel primo tempo, si innervosisce nel finale durante la lotta tutta fisica con Denis.

CASTAN 6 – Nulla di preoccupante dalle sue parti.

DODO’ 6 – Nè troppo incisivo nè disastroso, ma potrebbe dare molta più spinta sulla fascia.

DE ROSSI 5,5 – Fuori fase, sembra bloccato fisicamente ed infastidito dalla posizione di Moralez. Dal 57′ LJAJIC 6 – Ha il merito di fornire l’assist vincente a Strootman, ma usa troppo il fioretto quando si tratta di concludere.

BRADLEY 5 – Un pesce fuor d’acqua, non è un abile costruttore di gioco e si vede. Delude anche per la lentezza nelle chiusure in mezzo al campo.

STROOTMAN 6 – Sufficienza presa soltanto per il gol del pareggio realizzato. Per il resto abulico ed impacciato come contro il Cagliari.

FLORENZI 5,5 – Ci prova in un paio d’occasioni, ma la Roma non si può affidare a lui per risolvere le partite. Dal 88′ RICCI SV

GERVINHO 6,5 – Primo tempo impalpabile, complice una prestazione globale poco efficace. Bene nella ripresa quando si sposta sulla fascia.

MARQUINHO 5 – A parte un tiro insidioso che impegna Consigli resta un oggetto misterioso e di dubbia utilità nella rosa romanista. Dal 65′ PJANIC 6,5 – Entra e accende la luce. Non è al top, ma quanto meno fa alzare il baricentro ai suoi regalando anche un paio di assist al bacio.

GARCIA 5 – La prima vera bocciatura per mister Rudi; sbaglia formazione, rischiando titolari Bradley e Marquinho, apparsi fuori contesto, privando la squadra dell’imprevedibilità di Pjanic e Ljajic. Il tutto in mancanza di una punta vera nel tridente abile a far salire la squadra. L’imbattibilità ormai non è più un premio, ma una croce.

Keivan Karimi

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