ASROMALIVE Italia, cronaca di un flop annunciato. I 5 errori decisivi di Prandelli

Pirlo e Prandelli
Pirlo e Prandelli

‘Italia, cronaca di un flop annunciato’ è il titolo più giusto per commentare la delusione azzurra, la caduta della nostra Nazionale, ormai senza scampo e sotto l’assalto mediatico che arriva da ogni angolo dello stivale. Ci tocca scomodare il genio della letteratura Gabriel Garcia Marquez, che da lassù starà sicuramente esultando per la sua super Colombia che ai Mondiali in corso in Brasile si candida per un posto nel gotha del calcio, per cominciare l’analisi dell’inesorabile discesa agli inferi di Prandelli e dei suoi. Inutile pensare di fare pagelloni o il gioco del si salvi chi può; i colpevoli sono molteplici, ma è il ct di Orzinuovi ad avere le maggiori responsabilità, e le riassumiamo in 5 punti focali:

1.IL CODICE ETICO

Si è mai visto un ct di una nazionale del livello dell’Italia, quattro volte campione del Mondo, utilizzare uno stratagemma tanto severo quanto foriero di critiche per ogni sua convocazione? Non ne abbiamo memoria, ma se qualcuno di voi lettori se ne ricorda ci faccia un fischio. La decisione di giudicare individualmente l’atteggiamento di ogni calciatore del giro azzurro e di punirlo con la mancata convocazione ha quel sapore di vecchio maestrino del libro Cuore, severo e sfrontato, noncurante dell’animo dei suoi ragazzi. Ce n’era bisogno in questi due anni di preparazione al Mondiale? Serviva fare figli e figliastri ed inserirsi a gamba tesa tra prove televisive e decisioni del Giudice Sportivo? Forse Prandelli non ha capito che l’acronimoc CT sta per Commissario Tecnico e non per Controllore Teocratico.

2.LE CONVOCAZIONI

E chi non ha storto il naso dopo l’ufficialità dei 23 convocati per il Mondiale…Farà discutere per giorni e mesi la scelta di lasciare fuori Pepito Rossi, che pur rientrato dal ko al ginocchio da un mesetto scarso aveva comunque mostrato una condizione migliore dei vari Cassano e Balotelli. Ci si chiede ancora perché lasciare fuori Criscito in extremis addirittura dai 30 pre-convocati per inserirvi il suo pupillo Pasqual, poi neanche portato in Brasile. Lasciato fuori Romulo, l’unico elemento utile degli oriundi per far posto al mai utilizzato Aquilani. Gilardino e Destro fatti fuori per un disegno tattico che non prevedeva prime punte classiche. L’ex sempreverde Giaccherini ignorato quando poi nel 4-1-4-1 o nel 3-5-2 visti al Mondiale sarebbe stato uno dei pochi a potersi integrare senza problemi. Misteri della fede…

3.I MODULI E L’ALIBI MONTOLIVO

Un pò come successo agli Europei, Prandelli ha voluto mescolare generi e numeri, passando da un modulo tattico all’altro tra amichevoli di preparazione e gare ufficiali del girone. Il 4-1-4-1, rivelatosi buono per giocare palla a terra a fraseggi e scambi stretti contro l’Inghilterra, è divenuto ovviamente un flop contro Costa Rica, evidenziando carenze di profondità e di spinta sulle fasce. Poi il passaggio al 3-5-2, al modulo che tanto bene ha portato alla Juventus di Conte; ma senza Lichtsteiner e Asamoah, sostituiti da un generoso ma acerbo Darmian ed un irriconosibile e leggero De Sciglio, non era possibile riproporlo. Negli ultimi giorni si è fatto strada l’alibi dell’infortunio di Montolivo, considerato l’unico elemento ideale nel 4-3-1-2 ipotizzato da Prandelli e abbandonato mestamente in seguito al ko del milanista. Con tutto il rispetto, se i destini totali dell’Italia passano dal buon Riccardo, siamo discretamente alla frutta.

4.I MALANNI DEL BLOCCO-JUVE E DI SUPERMARIO

C’era una volta il blocco juventino dell’Italia 1982, dove vedevi in campo Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini, Causio, Tardelli e Paolo Rossi. Pure se ti stavano antipatici per nove mesi di campionato all’anno, quando li ammiravi in maglia azzurra eri felice di essere italiano, di avere tanti campioni dalla tua parte. Oggi il blocco Juve tanto declamato da Prandelli e compagnia risulta la copia sfocata di quello di Conte. Buffon ha avuto problemi tali da gridare addirittura alla fine della carriera (tutto poi rientrato e grazie Gigi per averci fatto sperare qualcosina ieri a Natal); Barzagli ha vissuto un anno di acciacchi e non gli si poteva chiedere la luna. Bonucci stranamente è sembrato un separato in casa, a cui è stato preferito anche Paletta. Marchisio, gol all’Inghilterra a parte, ha mostrato leggerezza e inquietudine, mentre Chiellini come al solito in azzurro fa incetta di distrazioni primordiali. Il solo Pirlo ha mantenuto un minimo di attese, salvandosi con classe e autorità. Per non parlare dei dolori del giovane Balotelli, sul quale si è insistito nonostante il carattere nervoso e l’inconcludenza contro Costa Rica, chiudendo lo spazio a Immobile, Cerci e quel Destro che chissà, per caratteristiche avrebbe fatto mica poco comodo.

5.LE SOSTITUZIONI E LA TENTAZIONE THIAGO MOTTA

Quando un allenatore vince la partita grazie ai 2-3 cambi che effettua si scatenano due scuole di pensiero: c’è chi dice che ha sbagliato formazione e che dunque dovrà correggere molte cose in futuro, c’è chi invece ne elogia la scaltrezza nel leggere la partita in corsa. Chi invece sbaglia formazione iniziale e fa peggio con i cambi si porta con sè solo tante, meritate, critiche. Prandelli, ahinoi, è uno della terza strada, visti i cambi clamorosamente errati almeno in due partite su tre. L’assalto all’arma bianca contro Costa Rica, in cui venivano inserite tre mezze punte al posto di tre centrocampisti, ha del patetico, visto che Cassano, Insigne e Cerci tutti insieme nel calderone dei centroamericani non hanno sfiorato una palla, mentre Immobile se ne stava a rosolare in panchina. Ieri contro l’Uruguay andava bene togliere l’adombrato Balotelli, ma inserire un mediano (Parolo) piuttosto che una mezza punta per affiancare mister capocannoniere Immobile (tipo Cerci o Insigne che lo conoscono meglio delle rispettive madri) è stato come consegnare campo e qualificazioni alla Celeste. E poi quel pallino fisso di inserire Thiago Motta, uno dei più lenti e compassati centrocampisti del pianeta, contro squadre che corrono a tremila ci deve essere ancora spiegato. Anzi, prima delle giuste dimissioni, mister Prandelli dovrebbe spiegare a noi italiani molte altre cosette.

Keivan Karimi (Twitter @KappaTwo)

 

 

 

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