IL MESSAGGERO E’ il momento di De Sanctis

De Sanctis
De Sanctis

Un calcio nel sedere da Totti e un «dai c…» rabbioso di Maicon. Sarebbe interessante chiedere a De Sanctis se negli attimi che precedevano il suo ingresso in campo col Barcellona, si è accorto di qualcosa. Chiamato all’improvviso a sostituire Szczesny, Morgan si è sentito nuovamente importante per la Roma. Perché è inutile girarci intorno: soprattutto per un portiere, giocare è vitale. Un altro calciatore può ritagliarsi uno spezzone di gara, una manciata di minuti, contribuire alla vittoria o al pareggio con un guizzo di pochi secondi. Per un portiere non è così. O giochi oppure rimani a guardare. E per uno come Morgan non deve essere stato facile rimanere in panchina. Anche perché i discorsi che gli erano stati fatti prima dell’estate erano diversi. Poi è arrivato Szczesny, ribattezzato «Coso» dal web romanista che ancora trova difficoltà a pronunciare un nome che somiglia a quello di un codice fiscale. Una, due, tre prove convincenti e De Sanctis è finito nel dimenticatoio.

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