Spalletti: “Dzeko? Il più grande regalo è dargli la maglia”

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti

Alla vigilia di Udinese Roma Luciano Spalletti torna a parlare in conferenza stampa

Sugli infortunati
“Szczesny è ok, non possono essere presi Rudiger e Gyomber, che sono infortunati. Antonio tornerà dalla prossima settimana. Vanno valutate le condizioni di Pjanic, nei giorni precedenti si è allenato, ma è anche stato costretto ad uscire, oggi diventa fondamentale. Nainggolan e De Rossi, che hanno fatto tutto il decorso con il dottore, non avranno problemi, le sollecitazioni sono state positive. Manolas pure, aveva un indolenzimento, ma ieri si è allenato abbastanza bene, c’è bisogno però di una conferma anche oggi. Ieri bene, ma c’è da vedere la reazione ad aver usato l’arto. Poi basta, Nura e Sadiq vanno in Primavera”.

Affrontate una squadra come l’Udinese in difficoltà…
“Le difficoltà sono molte, quelli dell’Udinese li conosco bene. Non è che sono avvolti da una città, sono abbastanza tranquilli, vivono in un’oasi felice, che gli dà la possibilità di crescita e di crescere senza stress, ma a volte ti fa abbassare un po’ la tensione, non hai quel morso che ti fa essere più pronto nei momenti di difficoltà. Sono molto bravi, la loro storia dice che sono bravi a trovare calciatori giovani, hanno una squadra discreta, con giocatori di corsa e qualità, bisogna vedere se riescono a sopperire al momento di difficoltà che hanno, dobbiamo essere bravi a riproporre assolutamente il nostro calcio e vincere questa partita, per riprendere la nostra marcia”.

Può rivedersi un attacco con i tre dietro a Dzeko?
“E’ una cosa che può essere una costante, una cosa che si può usare in parallelo con le altre”.

Dzeko come ha reagito dopo Madrid?
“La mia visione è facile, mi aspetto, sotto l’aspetto degli sguardi e dell’attesa in funzione della partita, che lui venga a pregarmi per riavere la maglia. Le motivazioni ce le deve avere per forza, per quello che avete scritto su di lui, io non devo aggiungerci altro. Il più grande regalo che posso fargli in questo momento è dargli la maglia. Ha forza e qualità, anche come uomo, farà vedere le sue qualità, saprà reagire in base a quello che è successo. Io devo solo dargli la maglia”.

Come sta Strootman? Può giocare domani?
“E’ un processo che sta andando avanti e che lui tutti i giorni migliora, da qui in avanti sarà preso in considerazione, non so se da domani, ma è nella condizione di essere utilizzato, vanno valutati i tempi, ma i modi sono pronti”.

Cosa deve accadere affinché lei resti alla Roma?
“Il mio discorso era legato a volte alle vostre allusioni sull’operato di alcuni professionisti che lavorano al mio fianco nella Roma. Io ho detto anche “Siamo tutti Sabatini”. Abbiamo bisogno dei risultati, il giocatore, l’allenatore e la società lo devono sapere, bisogna essere concentrati per portare in fondo l’obiettivo. Perché il decorso di queste partite può cambiare molto e questo cambiamento può essere usato nei nostri confronti, di noi nessuno deve stare tranquillo, siamo in un processo di cambiamento e facciamo vedere di avere alti e bassi, dobbiamo rafforzare questa cosa, dobbiamo raggiungere l’obiettivo.

Nelle ultime 5 partite sono raddoppiati i falli fatti, aumentate molto le palle recuperate, è il sintomo di una cattiveria maggiore? C’è un problema di concentrazione viste le palle perse?
“Sono dati importanti, attraverso la ricerca della riconquista della palla c’è il rischio di dover commettere più falli, è una conseguenza naturale. Sulle palle perse: è una cosa che dobbiamo diminuire, è stato il tema della partita col Real. Noi andiamo a riprendere le palle all’avversario, se non siamo bravi a mordere non le portiamo a casa, mentre agli altri gliele diamo, non va bene. Bisogna migliorare ed essere più cattivi, far sudare di più la riconquista”.

Prima Zeman e poi Rosella Sensi hanno parlato di una gestione strana di Francesco Totti, cosa risponde?
“Non vado neanche ad impegnarci tempo. Qua devi spiegare tutto, spiegare diecimila cose, poi non fai neanche in tempo. Io ho avuto un punto di vista, ho risposto in quel modo a Zeman perché c’eravamo sentiti prima per telefono. Ci sono molte persone che guardano la nostra situazione, sono diretti interessati, ex calciatori etc. Ognuno la può pensare come vuole, non vado a rispondere a tutti, ho il mio lavoro, dalla mia posizione penso di avere possibilità di valutazione superiori sotto l’aspetto della gestione calcistica di questo momento di Francesco. Non voglio assolutamente mettere il naso in altre questioni non calcistiche nella vicenda Totti”.

Come sono andati gli incontri con Pallotta?
“Bisogna che torni a ripetere quello detto prima, il nostro futuro è adesso. Noi dobbiamo fare questi 10 risultati nella maniera corretta, dobbiamo avere una visione corretta e ben chiara del modo di lavorare di questi due mesi, che possono cambiare molto. Tutto il resto viene lavorato e analizzato in conseguenza di questi risultati. Lui è venuto, ci ha fatto vedere il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, la sua voglia di portare a casa degli obiettivi. Penso non possa fare altro, se non trasferirci la sua voglia di fare, per quanto mi riguardo non volevo e non mi aspettavo altro”.

Per lei contano più le risorse a disposizione o come gioca l’avversario?
“La prima attenzione la facciamo sempre a noi stessi, al nostro marchio, al nostro timbro di squadra. Si pensa a mettere in campo una forza che gestisce la partita e porti a casa il risultato. Poi se l’avversario ha una qualità in evidenza e se sa fare qualcosa bene bisogna fare attenzione, sennò si va per la nostra strada, convinti che nel confronto aperto possiamo fare tanto”.

E’ più complicato portare la squadra ad un livello alto dal punto di vista tattico o mentale?
“Più a livello mentale, il mio discorso si riferiva al fatto che si doveva essere dispiaciuti per il non risultato e non essere contenti per i complimenti che ci avrebbero fatto tutti. In un secondo momento va portato in superficie quanto di buono fatto, avevano fatto delle cose buone, ma questo deve venire in un secondo momento. In un primo momento non si può dire che siamo stati bravi perché loro sono il Real Madrid. Quella era la partita da vincere per andare avanti, non viene spaccata la squadra, voi la spaccate la squadra, dicendo che quello non può più giocare dopo che ha fatto una certa prestazione. Quando hai tutte queste occasioni e non la porti a casa è segno che non sei così cattivo da sfruttarle. Anche i calciatori miei dicevano “Abbiamo avuto dieci occasioni”, ma non erano quelli che hanno sbagliato le occasioni, erano gli altri, sembra quasi un trovare il colpevole per non aver vinto. La squadra ha preso dei gol evitabili. Il centrocampo deve aiutare la fase difensiva, deve soffocare le loro ripartenze, siamo tutti coinvolti. Questo fatto di fare i complimenti per le occasioni avute è anche un dare colpe a quelli che le hanno sbagliate. Bisogna pensare che “Se gliela davo meglio faceva gol”. Non mi garbava la loro reazione, si deve andare sul dispiacere dell’occasione persa, ora è tutto più faticoso giocare quelle partite lì. Se la rigiocassimo sarebbe un’altra squadra la mia, bisognava arrivarci nella maniera giusta prima però, sembrava quasi di non essere pronti per quelle occasioni. Ora si ridà la maglia a Dzeko, perché me l’avete preparata voi la sua reazione, Dzeko gioca”.

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