Roma: il 4-2-3-1 certifica il fallimento di Monchi, ma salva Di Francesco

Suso
Monchi

Alla fine l’allenatore Eusebio Di Francesco lo ha capito: l’abito giusto allo stato attuale per questa Roma è il 4-2-3-1, e i risultati finora lo hanno confermato in pieno. Nelle interviste del post-Frosinone l’allenatore lo ha anche detto esplicitamente: “Se ha determinati interpreti non puoi che apprezzare il 4-2-3-1, anche se io preferisco il 4-3-3”. E così, almeno per il momento, il modulo della Roma sarà il 4-2-3-1, con il 4-3-3 messo da parte.

Se i risultati, come tutti speriamo, miglioreranno ancora a partire dal derby contro la Lazio, sarà un successo per Di Francesco, capace di sacrificare il suo “credo” per fare riprendere la sua squadra, e un fallimento per Monchi che non è stato capace di mettere a disposizione del suo allenatore i calciatori giusti per esprimere al meglio la sua filosofia di gioco.

I risultati col 4-2-3-1

Finora la Roma ha giocato con il 4-2-3-1 solo una partita dall’inizio, quella vinta col risultato di 4-0 contro il Frosinone. Lo aveva però impiegato anche contro l’Atalanta, quando sotto 1-3 nel primo tempo, a inizio ripresa ha inserito Nzonzi e Kluivert per Bryan Cristante e Lorenzo Pellegrini: risultato finale 3-3, con vittoria sfiorata. Il 4-2-3-1 Di Francesco lo ha utilizzato anche nel secondo tempo della partita contro il Milan. Messo da parte a fine primo tempo l’inspiegabile 3-4-1-2 iniziale con cui la squadra era sotto 1-0, in quell’occasione ha trovato il gol del pareggio e sfiorato il vantaggio, prima di essere punito nei secondi finali da Cutrone.

Facendo due conti, con il 4-2-3-1 la Roma ha giocato 180 minuti, in cui ha segnato sette gol e ne ha subito appena uno. Con il 4-3-3 la Roma ha vinto una sola partita, all’esordio contro il Torino. E con questo schema, Champions League inclusa, ha subito già dieci gol.

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