Dall’esonero di Mourinho al futuro, il capitano della Roma dice tutto nell’intervista rilasciata a Il Corriere dello Sport.
La Roma è attivamente impegnata sul mercato invernale, concentrandosi su obiettivi di diverso target e ruolo, ma, come ammesso dallo stesso Ranieri, accomunati dal dover approdare unicamente se in grado di aiutare la squadra in modo concreto e funzionale.
Tra i nomi del momento, come noto, oltre all’ormai ritornato abitudinario Frattesi, va segnalato anche quello di Rensch. A sei mesi di distanza dalla scadenza contrattuale, il terzino dell’Ajax sarebbe sempre più vicino alla Roma, dove approderebbe per aiutare con qualità e discreto eclettismo la fascia destra.
Intanto, il nome di Frattesi resta uno di quelli in grado di stimolare attenzioni e generare attese nella Capitale, alla luce degli accostamenti ennesimi di questa parentesi di calciomercato e di quel gioco forza tra Roma e Inter costituito ancora da un gap tra domanda e offerta. Recentemente, si è parlato di un possibile scambio con Lorenzo Pellegrini, ma le trattative non hanno mai preso effettivamente piede, anche quando coinvolgessero direttamente altri profili potenzialmente valutabili in un’ottica di scambio, come Bryan Cristante.
Pellegrini si racconta a 360 gradi:
Il capitano giallorosso, nonostante un recente gol nel derby contro la Lazio, si trova ancora al centro di voci di mercato. Il Napoli ha mostrato interesse per il suo acquisto. Proprio la prestazione di due domeniche fa nella stracittadina potrebbe, però, averne cambiato lo status e l’importanza in questa fase di calciomercato, con una conferma almeno fino a fine anno che parrebbe essere meno in discussione rispetto al post Milan-Roma.
Intanto, in un’intervista esclusiva al Corriere dello Sport, Pellegrini si è raccontato da diversi punti di vista, toccando plurime tematiche, a partire proprio dall’anniversario dell’esonero di Mourinho, capitato lo scorso 16 gennaio, data di rilascio dell’intervista.
“Mica sono scemo. Lo so, sì. Era il nostro giorno libero, il sedici gennaio di un anno fa, e mandarono via Mourinho. Fu uno shock, perché nessuno se lo immaginava. Per noi non fu un bel momento. A fine novembre leggemmo che lo volevano cacciare, andammo da Tiago Pinto per chiedere se fosse vero e gli spiegammo che non c’era bisogno di mandarlo via. Volevamo continuare con lui. Pinto rispose che era un invenzione dei giornali”.
Sulla fascia da capitano: “Arrivò dopo la sconfitta con lo Spezia in coppa Italia, la partita dei sei cambi. Ci fu una discussione e Dzeko, che era il capitano di allora, pagò con la fascia. Edin sa bene come andò, io stesso provai a spiegare alla società che la decisione era sbagliata. La fascia pesa, ma non mi ha cambiato nemmeno un po’, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l’ho sempre presa molto sul serio. Ormai sono all’ottavo anno, ma mi alleno a Trigoria, che è casa, da quando avevo nove anni. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi”.
Sulla chiamata ricevuta il giorno prima del suo licenziamento: “I compagni presenti vennero subito a riferirci quello che era stato detto. Naturalmente chiesi subito ai dirigenti il motivo della mancata chiamata, risposero che tanto sapevano benissimo come la pensavo e che ero totalmente dalla parte di Daniele. Decisione assurda: io non sono mai scappato, mi sono sempre preso le mie responsabilità”.
Sulla mancata spiegazione dei fatti per mettere a tacere le voci sulle presunte ingerenze nell’esonero: “L’ho fatto prima dell’Elfsborg. Hai ragione, ho sbagliato, avrei dovuto raccontare prima ai tifosi quello che era effettivamente successo”.
Difficoltà attuali e addio alla Roma: “Decide il campo”
Contratto in scadenza nel 2026 e possibile addio alla Roma: “Evito questo pensiero. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come sempre. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell’uomo prim’ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l’amore per la Roma, è troppo evidente”.
Sulla capacità caratteriale di indossare la fascia da capitano e la presenza in spogliatoio di Paulo Dybala: “Non sono particolarmente estroverso, non urlo ai compagni in campo, ma so cosa si deve fare per dare una mano alla squadra. Non sono mai stato geloso della popolarità di Dybala. Paulo è un giocatore che stimo tantissimo, ed è il primo a saperlo. Come lui ce n’è uno su dieci milioni. Se sta bene, le partite le può decidere da solo”.
Sulle voci circa il peso della “banda dei quattro” nello spogliatoio della Roma: “Io sono sempre stato molto disponibile con tutti. Ripeto, sempre. Quella di rincorrere le voci è una specialità che non pratico, le voci semmai le subisco. Gli altri tre immagino fossero: Spinazzola, Bryan e Mancio. Anche i fischi a Bryan li ho trovati fuori luogo, ingiusti. Io non lascio un compagno in mare aperto, con la tempesta”.
Goal al derby e messaggio dei Friedkin:
“Quel gol è stato come un’esplosione. Dopo il derby ho ricevuto un messaggio di Ryan: i Friedkin tengono tanto a questa partita”.