ILTEMPO.IT La squadra di Garcia si suicida a Catania e regala lo scudetto alla Juventus

Gervinho
Gervinho

(E. Menghi) Garcia ha suonato la campanella della ricreazione e dichiarato chiuso il campionato. Conseguenze: la Roma prende quattro gol dal Catania e perde la terza partita di un campionato straordinario. Finito davvero, oggi. La Juventus festeggia lo scudetto senza neppure giocare e la prossima settimana all’Olimpico non sarà scontro diretto, ma il big match della rivincita per i giallorossi.

Castan ha superato il provino e consente a Rudi di mantenere il 4-3-3, con il brasiliano schierato al centro della difesa con Romagnoli: coppia inedita e tutta mancina. De Rossi può così giocare nel suo ruolo, tra Pjanic e Taddei che sostituisce lo squalificato Nainggolan. Davanti sorprende l’assenza di Gervinho, titolare nelle ultime 23 partite consecutive. Anche lui può riposare ora che la Roma ha smesso di credere nel sogno scudetto. Ma il relax in panchina dura poco, perché il Catania tira fuori le unghie e mette in crisi i secondi in classifica, tornando a giocare come faceva un anno fa, e il tecnico francese deve rivedere le sue scelte.

I siciliani coprono bene gli spazi in campo e hanno il coraggio che serve per cercare una salvezza miracolosa. La prima azione offensiva capita in realtà ai giallorossi, che al 18’ accelerano e riescono ad arrivare davanti alla porta. Tutto parte da Romagnoli, che con una giocata per nulla scontata serve De Rossi, palla a Pjanic, il bosniaco scambia con Florenzi, che va al tiro, ma è troppo debole per impensierire Frison. Al 26’ il Catania sorprende la Roma con un’azione meravigliosa, iniziata e finita da Izco, che con l’interno sinistro beffa De Sanctis. Di Leto il bell’assist di tacco. Romagnoli si fa ammonire, era diffidato: salta la Juventus. Al 35’ Izco firma il raddoppio: aveva fatto un gol fino adesso, ne fa due in un tempo contro la difesa migliore della serie A. Il suo colpo d’esterno è imparabile.

De Sanctis incassa la 21esima rete di questo campionato. Al 37’ Totti riapre la partita sulla dormita della difesa rossazzurra, sfruttando il passaggio di Florenzi in posizione dubbia. Ottava rete stagionale per il capitano, che fa 235 in A. Il gol che accorcia le distanze non rasserena Garcia, che richiama dalla panchina Gervinho e toglie Taddei: ora la Roma ha quattro attaccanti in campo ed è completamente sbilanciata in avanti. Ne risente Pjanic, che perde tanti palloni abbassato in regia. Ljajic fatica a trovare la posizione corretta alle spalle di Totti, l’allenatore lo riprende più volte. E fa bene, perché la sua squadra sembra addormentata e prende un altro gol. Il tris lo cala Bergessio, bravo a spedire in porta sulla respinta corta di De Sanctis. Garcia reagisce con due cambi al 12’: dentro Bastos al posto di Ljajic e Benatia al posto di Castan. Il gioco non migliora e sale il nervosismo: il brasiliano appena entrato si scontra con Rinaudo, che interviene su di lui tre volte, l’ultima a palla lontana. Scatta il giallo per il centrocampista del Catania e per Gervinho, reo di aver reagito a Castro.

L’atteggiamento della Roma non cambia e Barrientos con una fucilata di sinistro dal limite dell’area cala il poker, chiudendo la partita. Che è diventata quella delle resurrezione, anziché della retrocessione. I siciliani tornano a sperare, superano il Livorno e vanno a tre punti dalla salvezza. Continua la maledizione per la Roma, che a Catania non vince da 44 anni. E oggi non ha soltanto perso, ha sfigurato.

 

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