Roma, Diawara esalta Fonseca e svela un retroscena sull’infortunio

In una lunga intervista il centrocampista della Roma Diawara ha svelato il perché ha voluto evitare l’operazione dopo l’infortunio.

Diawara
Amadou Diawara @Getty Images

Arrivato la scorsa estate dal Napoli, Diawara dopo un avvio di stagione timido e il primo infortunio che lo aveva limitato, al rientro ha dimostrato tutto il suo valore. In un paio di mesi è diventato un perno insostituibile del centrocampo della Roma, prima del nuovo infortunio arrivato proprio nel suo momento migliore. Un vero peccato, con la beffa ulteriore dello stop per il coronavirus proprio nel momento in cui era pronto a tornare in campo. Ora però Diawara è pronto e non vede l’ora che il campionato di Serie A riprenda. Ecco le sue parole in una lunga intervista pubblicata dal sito ufficiale del club.

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Diawara tra passato, presente e futuro

Ecco i passaggi più importanti dell’intervista

Chi era Amadou da bambino?

“Sono nato in Guinea, a Conakry, la capitale. Mi ricordo che quando ero piccolo mio padre non voleva che facessi calcio. Ogni volta che andavo a giocare dovevo fermarmi a fare una doccia da un amico e poi tornare a casa. La prima volta che gli ho detto che avrei voluto fare calcio ho preso una sberla che ancora ricordo bene. Mia sorella Sira mi aiutava, mi comprava le scarpe e le nascondeva per non farle vedere a mio padre che altrimenti le avrebbe regalate a qualche altro bambino pur di non farmi giocare”.

Come mai c’era questa avversione nei confronti del calcio?

“I miei genitori sono insegnanti, mio padre mi diceva sempre che quando rientrava a casa dal lavoro vedeva un miliardo di bambini che giocavano a calcio e che tra tutti quelli, al massimo in due avrebbero potuto farlo come lavoro. Quindi dovevo studiare, visto che era quasi impossibile che io fossi tra quei pochi fortunati. A scuola ci andavo, ma gli orari di allenamento interferivano con le lezioni e a volte la saltavo per andare a giocare”.

Alla fine come ha accettato il fatto che ti dedicassi al calcio?

“Io avevo dato tutto per il calcio, giocavo per strada e con la mia squadra sui campi di fango. Facevo belle partite, facevo gol e qualcuno ha iniziato a venire a casa per informarsi su di me. Mio padre assisteva a tutto ciò. Poi mia sorella mi ha dato una mano, ha parlato con lui per convincerlo. Non è mai stato d’accordo ma eravamo in troppi favorevoli e solo lui contrario, alla fine ha accettato. Ora però è felice per me”.

Ora sei alla Roma: com’è lavorare con Mister Fonseca?

“È un grandissimo allenatore, un po’ simile a Sarri, vuole sempre uscire palla al piede sfruttando il gioco dei centrocampisti, questo mi piace tantissimo. Questa nuova avventura è un nuovo step della mia carriera, devo superarlo. Questa estate, dopo la Coppa d’Africa, sono tornato prima dalle vacanze per conoscere prima il Mister e i compagni, non vedevo l’ora di partire con la stagione”.

Da bambino chi era il tuo idolo?

“Yaya Touré, lo guardavo in tv a casa, giocava nel Barcellona in quel periodo. Lo seguivo con la nazionale della Costa d’Avorio. Per noi la Coppa d’Africa è molto importante, tutti ci riuniamo davanti a una tv a guardare le partite. Lui era il mio idolo quindi guardavo le partite della Guinea e tifavo per la mia Nazionale, ma tifavo anche per lui. Aveva una grande visione di gioco, giocava nel mio stesso ruolo, sognavo di diventare come lui. Del calcio italiano mi piaceva tantissimo De Rossi e guardavo tante partite della Roma perché volevo vederlo giocare, mi faceva impazzire come giocava. Mi piaceva come utilizzava il campo, la visione di gioco, le giocate di prima, mi piaceva tantissimo”.

La scelta è stata quella di evitare l’operazione per proseguire con un lavoro individuale. Come sono andate le settimane che ti hanno portato ad essere pronto per il rientro in campo?

“Non c’è stato alcun dubbio sulla scelta di non operarmi. Ho subito un’operazione ad ottobre, il ginocchio allora era bloccato e si doveva intervenire per forza. Questa volta si poteva recuperare diversamente, senza operazione. Non ho voluto operarmi perché eravamo in un momento importante del campionato, non volevo lasciare i miei compagni. Potevo non operarmi, provare a recuperare e rientrare in campo in tempi ragionevoli e ho preferito così. Volevo dare il mio contributo a fine stagione, arrivare ai nostri obiettivi”.

Ora come stai fisicamente?

“Sto bene, mi sto allenando tutti i giorni. Mandano ogni settimana il programma di lavoro da fare a casa e lo sto seguendo perfettamente, sto bene”.

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