Stadio Roma, sul progetto l’incognita coronavirus

Stadio Roma, giorni intensi di lavoro per i Friedkin, impegnati a realizzare i progetti futuri del team giallorosso. Oltre alla riorganizzazione societaria e alla ricerca del prossimo direttore sportivo, i proprietari del club capitolino sono anche alle prese con la questione riguardante il nuovo impianto.  

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Durante l’ultima settimana, sono circolate da più parti notizie che vedevano i texani in procinto di mollare il progetto Tor di Valle, per spostare lo stadio in un’altra area. Le motivazioni di questa scelta sarebbero da ricondurre alla pressione di alcuni imprenditori romani che riterrebbero l’attuale piano troppo oneroso.

In questa direzione sarebbero già state proposte ulteriori zone dove poter realizzare la struttura. In particolare si è parlato di Tor Vergata, Fiumicino e dei terreni dello stadio Flaminio.

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Stadio Roma, l’incognita coronavirus

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Dan Friedkin a sinistra (Getty Images)

Giorni di riflessione quindi per i Friedkin, che starebbero prendendo la propria decisione anche in funzione di un altro fattore. Secondo la Gazzetta dello Sport infatti, i nuovi proprietari si starebbero interrogando su come il coronavirus possa influenzare il modo dei tifosi di rapportarsi con il calcio.

E’ vero che, nella migliore delle ipotesi, complessivamente tutto il progetto dovrebbe andare a regime nel 2023, quando si spera che la pandemia in corso sia già finita da un pezzo.  Nello stesso tempo però, secondo gli analisti con cui gli imprenditori di stanno consultando, ci potrebbe essere uno scenario in cui gli spettatori sarebbero ormai abituati alle comodità televisive e, di conseguenza, preferirebbero seguire lo sport seduti tranquillamente in poltrona.

In più, anche per quanto riguarda il business park, che dovrebbe sorgere insieme allo stadio ed essere appannaggio di Rodovan Vitek, le modalità di lavoro in smart working imposte dal Covid potrebbero essere influenti in modo negativo.

Anche per questi motivi quindi, i Friedkin sarebbero sempre più orientati a non ripartire da zero e a tenersi stretto il piano Tor di Valle.

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